3000€ di multa solo per aver guidato così: la stanno prendendo tutti | La polizia non fa sconti

Vigile che controlla un conducente nel suo veicolo

Abitudini e sanzioni - mobilitasostenibile.it

Il Codice della Strada prevede una sanzione non solo per le infrazioni, ma anche per alcune abitudini di guida scorrette.

Non importa da quanto tempo si abbia la patente o se si sia neofiti: ciò che conta davvero è ciò che facciamo nel quotidiano, specialmente se un’abitudine come quella che stiamo per mostrare può comportare conseguenze serie.

Con il termine ‘abitudini’ si apre uno spettro più ampio: non parliamo solo del vizio di far cigolare le gomme o frenare di colpo. Qui si tratta di qualcosa che facciamo dal momento stesso in cui accendiamo l’auto.

Quel gesto può esporci subito al rischio di essere fermati e multati, anche se guidiamo da anni. Visto che nessuno vuole complicazioni, vediamo cosa comporta davvero la questione.

Quando stai guidando l’auto e arriva il vigile che ti applica una sanzione per qualcosa che non sapevi

Immaginiamo che un giorno accendi la macchina, sali al volante dell’auto di famiglia. Hai la patente da anni, sei tranquillo, stai andando a fare una commissione. All’improvviso una pattuglia ti ferma. Il vigile, con il terminale acceso, consulta il database: scopre che usi usi ogni giorno da più di un mese l’auto del proprietario. Quel proprietario è tuo padre e l’auto la usi dall’anno scorso, ossia da quando nella casa dei tuoi genitori ci vivevi ancora.

La legge distingue infatti: ‘uso abituale’ oltre i trenta giorni e ‘prestito occasionale’. Senza registrazione del comodatario sulla carta di circolazione, rischi una multa salata. Succede a tanti che usano auto di famiglia senza sapere che, superato il mese, la legge richiede un aggiornamento formale. Ma come funziona esattamente se si è figli, coniuge o genitore dell’intestatario? E soprattutto: che ruolo ha la convivenza?

Donna che cede le chiavi dell'auto ad un uomo
Guidare l’auto di un’altra persone – mobilitasostenibile.it

Figli, nipoti, fratelli: se non convivete, la legge è chiara

Qui casca l’asino, come si suol dire. C’è ancora troppa confusione su una regola che è nero su bianco dal 2014: non basta essere familiari per usare liberamente l’auto di un parente. Serve un dettaglio in più, che fa tutta la differenza: la convivenza anagrafica.

Tradotto: se siete figli, sorelle, zii, nipoti, non cambia nulla. Se non risultate residenti nella stessa abitazione del proprietario del veicolo, la legge vi considera soggetti esterni. E se guidate per più di 30 giorni consecutivi quell’auto che non è intestata a voi, scatta l’obbligo di registrare il vostro nome sulla carta di circolazione.

Questa regola, prevista dal Codice della Strada, serve a identificare chi utilizza stabilmente un veicolo, anche se non ne è formalmente il proprietario. E no, non ci sono eccezioni solo perché si è figli: ciò che conta è dove si risiede, non il legame di sangue.

Ecco perché capita di essere fermati, convinti di non aver fatto nulla di male, e invece trovarsi con una sanzione tra le mani. E non finisce lì: oltre alla multa (che parte da 716€ fino alla bellezza di 3.526€), c’è anche il ritiro immediato della carta di circolazione. In pratica, non potete più circolare con l’auto finché non regolarizzate la situazione all’ACI. E nel frattempo, il veicolo resta fermo.