La Cina mette in crisi il mercato di auto elettriche | Pechino blocca le terre rare, l’Europa alla ricerca di una soluzione

Cina, stop terre rare - fonte Freepik - mobilitasostenibile.it

Cina, stop terre rare - fonte Freepik - mobilitasostenibile.it

La crisi delle terre rare rischia di mettere un serio ostacolo alla transizione ecologica in Europa. La situazione è ora gravissima.

Nonostante i numeri sul mercato delle auto elettriche in Europa siano al momento incoraggianti, c’è una situazione che rischia di mettere un serio ostacolo alla transizione ecologica nel vecchio continente.

I dati di vendita riportano la vendita di auto elettriche in Europa a numeri positivi dopo un 2024 segnato da una profonda crisi. Dati incoraggianti anche per l’Italia, con un aumento pari all’82% dall’inizio dell’anno rispetto al 2024. Ora però la situazione sta per precipitare.

La crisi delle terre rare è sempre più significativa. Le scorte europee dei materiali necessari per la produzione di motori elettrici rischiano di esaurirsi nel giro di quattro o sei settimane al massimo.

A giocare un ruolo decisivo in questa situazione è la Cina, che controlla circa il 90% della produzione globale di magneti permanenti e tutte le fase di lavorazione delle 17 terre rare conosciute. La Cina ha imposto nuove restrizioni all’export di materiali fondamentali, mettendo in crisi il settore.

Cina, lo stop alle terre rare mette a rischio l’industria delle auto elettriche

Il problema nasce da una lunga serie di fatto geopolitici. Il governo di Pechino ha infatti imposto le restrizioni come risposta ai dazi commerciali imposti dagli Stati Uniti dal presidente Donald Trump. Non solo, perché la scelta della Cina è anche una reazione alle tariffe imposte dall’Unione Europea sulle auto elettriche provenienti da Pechino.

Il blocco imposto dal governo cinese riguarda sette tipi di terre rare. L’obiettivo di Pechino è chiaro. Ovvero rafforzare il proprio potere negoziale nella crescente guerra commerciale con l’Occidente, una situazione che ha già portato ad aumenti dei prezzi delle terre rare fino al 50% degli ultimi mesi.

Terre rare, lo stop cinese all’export minaccia l’industria dell’auto elettricadi Redazione - 19/05/2025

Testo di Mattia Eccheli

Scorte per quattro, sei settimane al massimo. Aumenti dei prezzi fino al 50% negli ultimi mesi. Possibile sospensione di parti della produzione e crescita della mobilità elettrica a rischio in Europa. Non sono gli effetti collaterali dei dazi imposti dalla seconda amministrazione Trump, ma quelli stimati da uno degli esperti della società di consulenza AlixPartners che ha inglobato la Berylls, per la quale lavora Christian Grimmelt, interpellato dalla testata tedesca Automobilwoche.

“Crisi più grave rispetto a quella dei semiconduttori”
A giudizio di Grimmelt le preoccupazioni vanno ben oltre quelle innescate all’inizio del decennio dalla carenza di microprocessori: il titolo del servizio recita infatti “Terre rare: ‘La situazione è sostanzialmente ancora più grave della crisi dei chip del 2021’”.

Già lo scorso anno, quasi in concomitanza con i nuovi balzelli fissati dall’Unione Europea per le importazioni di auto elettriche assemblate in Cina, le autorità della Repubblica Popolare avevano varato una “stretta” sull’export di alcune materie prime impiegate nella produzione di motori elettrici. A cominciare da antimonio, gallio e germanio.

In aprile, come risposta alla guerra commerciale dichiarata al Celeste Impero dal nuovo inquilino della Casa Bianca, il governo di Pechino aveva imposto il sostanziale blocco delle vendite all’estero di sette delle cosiddette preziose “terre rare”. Malgrado nelle trattative dei giorni scorsi che si sono svolte a Ginevra gli emissari dei due paesi abbiano trovato un’intesa almeno temporanea per limare la tensione commerciale, su questo fronte non sembrano essere stati compiuti passi in avanti.

Pechino controlla il 90% del mercato di magneti permanenti
Grimmelt stima che “le ultime scorte dovrebbero venire impiegate entro quattro-sei settimane. Poi alcune parti della produzione dovranno essere fermate”. Secondo l’esperto, questa situazione potrebbe mettere a rischio la crescita della mobilità elettrica, facendo perdere ulteriormente sonno ai top manager dei costruttori del Vecchio Continente che hanno puntato sulle alimentazioni a zero emissioni.

Anche perché i pur annunciati motori privi di terre rare – li hanno promessi l’italiana Green Silence Group, ma anche marchi come Renault e Bmw – non sono ancora realmente approdati sul mercato. A giudizio di Grimmelt la filiera è a rischio già a partire dalla metà di giugno e la Cina ha messo in evidenza quanto possa influire in un settore così delicato, soprattutto alla vigilia di una costosa fase di “transizione ecologica”.

Auto elettriche, crisi dopo l'annuncio di Pechino - fonte Freepik - mobilitasostenibile.it
Auto elettriche, crisi dopo l’annuncio di Pechino – fonte Freepik – mobilitasostenibile.it

Alcune possibili soluzioni dopo la decisione del governo cinese

Di fronte a questa situazione complicata, le aziende europee non possono fare altro che cercare di diversificare le fonti di approvvigionamento, anche se per il momento la dipendenza dalla Cina resta altissima. Alcune case automobilistiche stanno investendo invece in motori privi di terre rare. Tra queste anche Renault e Bmw, così come l’italiana Green Silence Group, ma per il momento servirà ancora parecchio tempo perché queste innovazioni siano davvero disponibili.

Una risposta arriva anche dalla Commissione Europea, che ha varato un piano che mira a produrne almeno il 10% all’interno dell’Europa entro il 2030. Sono tutte misure i cui effetti però si vedranno soltanto nel lungo periodo.