“Che è l’auto di sua madre non ci interessa, non c’è il suo nome a libretto”: 700€ di multa e sequestro del libretto | Devi mandare comunicazione al PRA

Guidare l'auto della madre senza annotazione sul libretto - mobilitasostenibile.it
Non importa se la la proprietaria dell’auto che guidi sia quella che ti ha cresciuto: la legge vuole l’annotazione sul libretto, ma non sempre.
Certe scene sembrano uscite da una commedia all’italiana: il vigile che si avvicina al finestrino, lo sguardo di chi sa di non aver fatto nulla di male e la risposta che arriva puntuale. “È l’auto di mia madre”. Come se bastasse a risolvere ogni problema. Ma qui non siamo in un film, e la legge ha la memoria lunga.
Perché, alla fine, non importa se è l’auto della mamma, del papà o dello zio: senza la giusta annotazione a libretto, per il Codice della Strada siete semplicemente nel torto. E il conto che arriva non è una battuta: 700€ di multa e sequestro del libretto. Un favore di famiglia, che può trasformarsi in un salasso.
Succede davvero, e non sono pochi quelli che ogni anno ci cascano. L’errore è pensare che i legami di sangue possano aggirare i cavilli burocratici. In realtà è proprio lì che la normativa colpisce più duro, trasformando un gesto normalissimo – prendere in prestito l’auto di persone che ci hanno cresciuto sotto lo stesso tetto – in un guaio che lascia il segno.
Quando usare l’auto di un familiare diventa un problema
La questione gira tutta intorno all’uso abituale di un veicolo intestato a un’altra persona. La regola è semplice: se lo guidate per più di 30 giorni consecutivi, bisogna registrare la cosa. L’annotazione va inserita sul libretto di circolazione e comunicata al PRA o alla Motorizzazione.
Saltare questo passaggio significa esporsi al rischio di una sanzione pesante. E non fa differenza se siete figli, fratelli o parenti stretti: davanti alla legge siete solo conducenti non intestatari.
E allora cominciano le sorprese. C’è chi giura di guidare l’auto dei genitori da anni senza mai aver avuto problemi. Ma basta un controllo un po’ più accurato per far emergere la realtà: se l’uso è esclusivo e continuativo, la mancanza di annotazione diventa subito un illecito. Eppure non è del tutto errato che in alcuni casi non serve alcun permesso. Ed è per questo che conviene conoscere le eccezioni prima di fare un passaggio realmente superfluo.

La regola della convivenza: quando l’obbligo non vale
Un’eccezione, però, esiste. Il Ministero dei Trasporti ha chiarito che, se chi guida convive con l’intestatario, non serve alcuna registrazione. In altre parole, se madre e figlio vivono sotto lo stesso tetto, non occorre aggiornare il libretto: è considerata una condivisione naturale del mezzo.
Diverso, invece, se chi utilizza l’auto vive altrove e la guida in maniera esclusiva. In quel caso la legge non fa sconti: multa, sequestro e obbligo di comunicazione. Nessuna scorciatoia, nessuna scappatoia.
Alla fine tutto si gioca su un dettaglio che sembra minuscolo, ma che può decidere le sorti di un portafoglio. Perché quella frase – “È l’auto di mia madre” – suona bene in un dialogo familiare, ma davanti a un agente non vale nulla.