Compra un’elettrica e la attacca sempre alla presa di casa: dopo un anno la bolletta esplode | gli errori classici nella ricarica domestica
Dati auto elettriche - fonte Freepik - mobilitasostenibile.it
Una presa di casa, cavo sempre inserito e nessuna pianificazione: così molti proprietari di auto elettriche si ritrovano dopo un anno con una bolletta gonfiata e una batteria già stressata.
Per chi passa all’elettrico, la tentazione è forte: arrivi a casa, attacchi l’auto alla presa del box e la lasci collegata fino al mattino, ogni singola notte. Sembra il modo più semplice e sicuro per avere sempre la batteria piena, ma in realtà è la ricetta perfetta per fare impennare la spesa dell’energia e ridurre la vita del pacco batterie. Dopo dodici mesi, il proprietario scopre che i chilometri percorsi non giustificano affatto il salasso arrivato dal fornitore di luce.
Secondo quanto spiegato da VaiElettrico, il problema non è l’auto in sé, ma una serie di abitudini sbagliate nella ricarica domestica: uso continuo della normale presa, ricariche fatte nelle fasce orarie più care, batteria portata ogni volta al 100% e lasciata per ore attaccata alla rete. Un mix che somma consumi inutili, dispersioni e stress termico, trasformando il vantaggio economico dell’elettrico in una delusione.
La presa di casa non è una colonnina: così si spendono più kWh del necessario
Uno degli errori più diffusi è ricaricare sempre e solo da una comune presa domestica, spesso collegata a impianti vecchi, cavi lunghi e prolunghe arrotolate. Qui le perdite sono più alte, i tempi si allungano e il rischio di surriscaldamenti cresce. Una wallbox dedicata, dimensionata correttamente e installata da un elettricista abilitato, lavora in modo più efficiente e sicuro, riducendo la quota di energia che si disperde prima di finire nella batteria.
Altro scivolone frequente è ignorare del tutto le fasce orarie. Ricaricare sempre nel tardo pomeriggio, quando i consumi domestici sono al massimo, significa pagare l’energia molto più cara rispetto alle ore notturne. Chi programma la ricarica tra sera tardi e mattina presto, invece, sfrutta tariffe più basse e alleggerisce la rete domestica, evitando che forno, climatizzatore e auto elettrica “spingano” tutti insieme sulla stessa linea.

Batteria sempre al 100% e cavo sempre inserito: il doppio errore che costa caro
Molti proprietari pensano che tenere l’auto perennemente attaccata alla presa sia una forma di protezione, come se il veicolo avesse sempre bisogno di “respirare” energia. In realtà, questo comportamento mantiene la batteria a livelli di carica troppo alti per troppo tempo, costringendo l’elettronica a continui piccoli cicli di ricarica che non fanno bene né al portafogli né alle celle. Una batteria che vive costantemente tra il 20% e l’80% si degrada meno rispetto a una che viene tirata ogni giorno da zero al 100%.
Un altro errore classico è dimenticare le funzioni intelligenti offerte dall’auto e dall’app: quasi tutti i modelli permettono di impostare un limite massimo di carica, programmare gli orari in base alle fasce più economiche e visualizzare i kWh effettivamente assorbiti. Ignorare questi strumenti significa rinunciare a un controllo prezioso. Correggere le abitudini è semplice: si imposta un tetto all’80%, si programma la ricarica notturna nei giorni in cui serve davvero e si evita di “attaccare per principio” l’auto ogni volta che si rientra in garage. Così la bolletta smette di esplodere e l’elettrica torna a fare quello per cui è nata: far risparmiare, non il contrario.
