Addio patente a punti, con le 3 paroline magiche non possono più levarteli: è ufficiale

Primo piano patente

Decurtazione dei punti sulla patente - mobilitasostenibile.it

“Non ricordo chi”: tre parole che possono alleggerire una responsabilità, ma anche evitare la decurtazione dei punti dalla patente.

Commettere un’infrazione è un comportamento sanzionato in base alla sua gravità, come stabilito dal Codice della Strada. Si tratta di una conseguenza non solo economica: nella maggior parte dei casi comporta anche la decurtazione dei punti dalla patente, e una volta azzerati si perde il diritto a guidare, salvo revisione.

Questo significa dover sostenere nuovamente l’esame di guida, con tanto di prova teorica (come al primo rilascio) e prova pratica. Non superarle comporta l’obbligo di rifare tutto da capo: autoscuola, quiz, esami, e relativi costi.

Insomma, per quanto spesso sottovalutati, quei 20 punti iniziali sono fondamentali, così come le aggiunte. Ma può succedere di commettere un’infrazione con il proprio veicolo o con quello di qualcun altro. Ed è qui che una recente sentenza della Cassazione ha voluto chiarire quando la decurtazione può non essere applicata. A fare la differenza, tre semplici parole.

La decisione della Cassazione sulla decurtazione dei punti sulla patente

Con l’ordinanza 9555/2018, la Corte di Cassazione ha cambiato le carte in tavola per tutti i proprietari di veicoli multati da autovelox o tutor. Prima, se non si comunicava alle autorità chi era alla guida al momento dell’infrazione, oltre alla multa iniziale scattava anche una seconda sanzione, dai 282€ ai 1.142€, e – cosa più temuta – la decurtazione dei punti dalla patente.

La Cassazione, però, ha stabilito che non è sempre obbligatorio fornire i dati del conducente. Se il proprietario riesce a dimostrare che non è in grado di identificare con certezza chi stesse guidando, può evitare la seconda sanzione e la perdita dei punti. Un esempio? Auto usata in famiglia da figli, coniuge, o altri, e a distanza di tempo non si riesce a ricordare chi fosse effettivamente al volante.

Una svolta che riconosce, finalmente, quanto possa essere complesso – e in alcuni casi impossibile – ricostruire con precisione certi dettagli dopo settimane o mesi. Sì, ma nella pratica: quando si può usare davvero questa giustificazione?

Patente di guida
Quando non è obbligatorio dichiarare il conducente dopo un’infrazione – mobilitasostenibile.it

Quando è possibile non dichiarare i dati del conducente dopo una sanzione

Attenzione, non basta dire ‘non ricordo’ e sperare che tutto passi. La comunicazione va comunque fatta, entro 60 giorni dalla ricezione della multa. Serve una risposta formale, in cui si spiega – con un minimo di coerenza – il motivo per cui non si è in grado di fornire i dati del conducente.

Ad esempio, si può dichiarare che il veicolo è condiviso con altri membri della famiglia, che quel giorno lo usava uno dei figli o il partner, e che non è possibile stabilire con certezza chi fosse alla guida. Sarà poi il giudice a valutare se questa giustificazione è credibile.

Ma alt: sebbene questa possibilità è vista come una tutela per il cittadino, resta vincolata al buon senso e alla trasparenza. Usarla come ‘trucchetto’ sistematico non funziona: ogni caso sarà valutato singolarmente e, se il giudice sospetta un uso strumentale della scusa, le sanzioni potrebbero comunque scattare.