“Controllo chat, mi dia il cellulare”: Al posto di blocco ora lo chiedono a tutti | Glielo devi dare per legge

Agente con paletta durante un posto di blocco e logo whatsapp

Controllo delle chat al posto di blocco - mobilitasostenibile.it

Le autorità stanno chiedendo di mostrare le chat di WhatsApp al posto di blocco: ma è legale? E soprattutto, perché lo stanno facendo?

Che un posto di blocco possa risultare invadente per molti è un dato di fatto. Ma finché a essere richiesti sono patente e libretto, nulla suona strano. Non ci si può ribellare alla legge nemmeno se viene effettuato un alcol test improvviso a seguito di qualche sospetto; ma il controllo del telefono, quello sì, può generare più di un dubbio.

Tutto questo perché il principio della privacy potrebbe essere violato: per legge, infatti, le conversazioni private devono rimanere tali, a meno che non vi siano indagini in corso.

Eppure è quello che è successo – e sta succedendo – ad alcuni automobilisti italiani, che solo dopo vengono informati del motivo. Sebbene possano esserci ragioni valide, il dubbio rimane sulla legittimità dell’atto.

Quando possono controllare il tuo telefono

Tutto è cominciato con un caso finito sui giornali e poi rimbalzato ovunque: alcuni automobilisti, fermati al posto di blocco, si sono visti chiedere dagli agenti di mostrare le chat di WhatsApp.

Non per curiosità, ne tanto meno per scoprire eventuali relazioni extraconiugali. Sono state controllate perché facevano parte di gruppi in cui venivano segnalati in tempo reale i posti di blocco e le pattuglie. Una sorta di ‘Google Maps clandestino’ dove gli utenti si avvisavano tra loro di dove si trovavano i controlli.

La polizia, in quei casi, ha ritenuto che le chat potessero favorire l’elusione dei controlli, e quindi costituire un illecito. Alcuni telefoni sono stati controllati, altri sequestrati, e in più di un episodio gli automobilisti hanno scoperto solo dopo che si trattava di un’indagine vera e propria, con tanto di ordine del giudice.

Ma una domanda sorge spontanea: davvero basta un sospetto? E soprattutto, potrebbe accadere a chiunque?

Agente controlla il cellulare al posto di blocco
Posto di blocco e controllo WhatsApp – mobilitasostenibile.it

Quando possono controllare il tuo telefono al posto di blocco

A oggi, far parte di un gruppo WhatsApp che segnala posti di blocco non è di per sé reato: il GIP di Genova ha chiarito che un semplice “attenti: pattuglia in via X” non costituisce illecito. È libertà di comunicazione, finché non produce un danno concreto.

Il problema scatta quando la chat diventa un sistema per eludere i controlli: se le segnalazioni servono a evitare sanzioni, far fuggire qualcuno o ostacolare verifiche su guida in stato d’ebbrezza o trasporto di stupefacenti, si può configurare favoreggiamento o interruzione di pubblico servizio — si finisce nel penale.

In più, l’art. 45 del Codice della Strada punisce chi diffonde mezzi atti a segnalare controlli: multe da 825 a oltre 3.000€ e possibile confisca del dispositivo. In alcune indagini recenti (Sicilia, Lombardia) utenti sono stati convocati per chiarimenti.

Morale: un messaggio in chat può sembrare innocuo, ma inserito nel contesto sbagliato diventa prova. Basta davvero poco perché una conversazione tra amici, agli occhi della legge, si trasformi in un modo per aggirarla.