Hydrogen Park di Porto Marghera: a Venezia il progetto per produrre idrogeno verde

Prenderà vita a Porto Marghera, in provincia di Venezia, uno dei progetti più ambiziosi in ambito di produzione di idrogeno verde.

Si tratta di idrogeno prodotto dall’elettrolisi dell’acqua, con fonti di energia rinnovabile che alimentano il processo di elettrolisi, che verrà successivamente distribuito a industria e trasporto come fonte di energia rinnovabile.

L’idrogeno verde aiuterà a eliminare l’uso di combustibili fossili nelle industrie pesanti e nei trasporti (navi, camion, aerei) e aiuterà anche a sviluppare sistemi di accumulo energetico stagionale (perché l’idrogeno può essere immagazzinato in grandi quantità e poi riconvertito in elettricità).

Aumentare gli elettrolizzatori per raggiungere l’obiettivo climatico di 1,5 o C

Poiché le economie globali mirano a diventare carbon neutral, l’idrogeno prodotto con le energie rinnovabili rappresenta una componente chiave del mix energetico.

Secondo uno studio di IRENA, Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, la riduzione dei costi dell’energia rinnovabile e il miglioramento delle tecnologie dell’elettrolizzatore potrebbero rendere competitivo il costo dell’idrogeno “verde” entro il 2030.

L’idrogeno verde può contribuire ad azzerare le emissioni nette di biossido di carbonio ( CO 2 ) in settori ad alta intensità energetica e difficili da decarbonizzare come l’acciaio, i prodotti chimici, i trasporti a lungo raggio, i trasporti marittimi e l’aviazione.

Ma i costi di produzione devono essere tagliati per renderlo economico per i paesi di tutto il mondo. L’idrogeno verde attualmente costa da due a tre volte di più dell’idrogeno “blu”, che viene prodotto utilizzando combustibili fossili in combinazione con la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS).

Una transizione energetica ambiziosa, in linea con i principali obiettivi climatici internazionali, porterebbe a una rapida riduzione dei costi per l’idrogeno verde. La traiettoria necessaria per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C potrebbe rendere gli elettrolizzatori più economici del 40% entro il 2030.

Lo sviluppo di progetti sull’idrogeno attorno ai distretti industriali come quello di Marghera aiuterà a creare economie di scala e ridurre i costi.

Il progetto prevede infatti che l’idrogeno verde prodotto passi dai silos e dai tubi di alcune aziende coinvolte nel progetto come la Decal e la Sapio di Porto Marghera, come riporta il sito di Rainews, assieme ad altri tre soggetti e Confindustria Venezia-Rovigo, del consorzio “Hydrogen Park”, con a capo  Andrea Bos, presidente Hydrogen Park.

I numeri parlano di dodici progetti e ventuno milioni di investimento per dar vita a un vero e proprio distretto industriale, con Marghera hub per la distribuzione.

Strategia nazionale per l’idrogeno

L’iniziativa di Porto Marghera fa parte di un programma nazionale più ampio. Nel 2020, infatti, l’Italia ha lanciato una strategia sull’idrogeno per aiutare a decarbonizzare l’economia al fine di raggiungere gli obiettivi climatici europei. In una bozza di documento, aperta alla consultazione pubblica da parte di tutte le parti interessate, il Ministero dello Sviluppo Economico ha dichiarato di puntare a investimenti nel settore per circa 10 miliardi di euro al 2030, con metà dell’importo proveniente da fondi europei e investimenti privati. Il piano del governo per contribuire a incrementare la produzione di idrogeno verde, come indicato nella bozza di documento, prevede l’introduzione di circa 5 gigawatt di capacità di elettrolisi per estrarre il gas dall’acqua nel periodo 2021-2030.

Il documento afferma inoltre che entro il 2030 l’idrogeno potrebbe costituire il 2% del fabbisogno energetico finale dell’Italia e potrebbe contribuire ad eliminare fino a 8 milioni di tonnellate di CO2, con una copertura del fabbisogno energetico del 20% entro il 2050. Il documento afferma inoltre che i piani potrebbero creare oltre 200.000 posti di lavoro e generare fino a 27 miliardi di euro per il prodotto interno lordo italiano, con l’idrogeno da utilizzare nei trasporti, nell’industria pesante.

Va inoltre segnalato che un recente studio ha evidenziato le potenzialità dell’Italia di diventare un hub di energia pulita per l’Europa importando l’idrogeno prodotto in Nord Africa dal solare ad un costo del 10-15% inferiore a quello prodotto in Europa.

Investimenti in Green Hydrogen da parte di soggetti privati

SNAM sta sperimentando un mix di idrogeno al 10% nell’ambito della propria rete di gas naturale e circa il 50% degli investimenti previsti nel programma SNAM 2020-2024 è dedicato alla messa a punto della propria infrastruttura “idrogeno”. L’azienda, inoltre, fa parte di una nuova iniziativa, denominata “Green Hydrogen Catapult”, insieme ad alcuni leader industriali nell’idrogeno verde, tra cui ACWA Power, CWP Renewables, Envision, Iberdrola, Ørsted e Yara. L’obiettivo dell’iniziativa è stimolare lo sviluppo di 25 gigawatt di capacità di produzione di idrogeno verde entro il 2026 e dimezzare gli attuali costi, portandoli al di sotto dei 2 dollari al kg. SNAM ha recentemente firmato un accordo per l’acquisizione di circa il 33% delle azioni dell’italiana Industrie De Nora, leader nella produzione di elettrodi per applicazioni industriali elettrochimiche. SNAM ha inoltre investito 33 milioni di euro in ITM Power, uno dei maggiori produttori mondiali di elettrolizzatori. Infine, Snam offre al governo tedesco, attraverso la propria infrastruttura, la possibilità di fare dell’Italia un hub dell’idrogeno verde per l’Europa

Enel, utility globale, prevede di integrare gli elettrolizzatori negli impianti di energia rinnovabile per produrre e vendere idrogeno verde ai clienti industriali, aumentando la sua capacità di idrogeno verde a oltre 2 GW nel 2030. Ha raggiunto un accordo con il colosso del petrolio e del gas ENI sull’idrogeno. Il piano prevede la fornitura di idrogeno alle raffinerie Eni. In una nota congiunta è stato annunciato che i due gruppi “stanno lavorando insieme per sviluppare progetti di idrogeno verde attraverso elettrolizzatori alimentati da energia rinnovabile”. Gli impianti saranno situati vicino a due raffinerie Eni, dove l’idrogeno verde potrebbe rappresentare la migliore opzione di decarbonizzazione. Ciascuno dei due progetti pilota includerà un elettrolizzatore di circa 10 Megawatt e si prevede che entrambi inizieranno a generare idrogeno verde entro il 2022-2023.

Anche le aziende italiane Enel Green Power (Egp) e Maire Tecnimont, rispettivamente leader mondiali nel settore delle energie rinnovabili e nelle tecnologie energetiche e chimiche, hanno stretto un’alleanza di recente. Le due società hanno creato una collaborazione che le porterà negli Stati Uniti, dove hanno in programma di realizzare impianti per la produzione di idrogeno senza emissioni di CO2. Maire Tecnimont, attraverso la sua controllata NextChem, porta la sua esperienza nell’impiantistica maturata in tutto il mondo, mentre Enel Green Power offre i suoi impianti di energia rinnovabile, in particolare eolica, che ha sviluppato negli Stati Uniti. Il progetto allo studio tra Enel Green Power e Maire Tecnimont dovrebbe essere operativo già nel 2023.

Come si produce l’idrogeno verde?

L’idrogeno verde è l’idrogeno prodotto dalla scissione dell’acqua per elettrolisi. Questo processo produce solo idrogeno e ossigeno. Si può usare l’idrogeno e scaricare l’ossigeno nell’atmosfera senza alcun impatto negativo. Per realizzare l’elettrolisi abbiamo bisogno di elettricità, abbiamo bisogno di energia, in questo caso ottenuta da fonti rinnovabili.

L’elettrolisi dell’acqua, quindi, non è altro che il processo di utilizzo dell’elettricità per decomporre l’acqua in ossigeno e idrogeno gassoso attraverso un processo chiamato elettrolisi. L’idrogeno gassoso rilasciato in questo modo può essere usato come combustibile per l’idrogeno, o rimescolato con l’ossigeno per creare gas ossidrico, che viene usato nella saldatura e in altre applicazioni.