Il cloud seeding per combattere la siccità

Con il 61% degli Stati Uniti in siccità, non sarebbe bello se potessimo semplicemente “far piovere” o semplicemente “fare più neve”? Beh, alcune parti del paese stanno facendo proprio questo, più o meno. Si chiama cloud seeding, e non è una novità.

Esiste dagli anni ’40 e i paesi di tutto il mondo lo fanno per vari motivi (in particolare la Cina), ma è una pratica in crescita negli Stati Uniti, specialmente nell’ovest colpito dalla siccità. È anche circondato da controversie.

Le tecniche di cloud seeding consistono nel “seminare” (seeding, appunto) le nuvole con getti di ioduro d’argento o ghiaccio secco (anidride carbonica allo stato solido) che vengono sparati da appositi aerei a una determinata altitudine: nelle giuste condizioni e con i giusti livelli di umidità, questi agenti chimici favoriscono la condensazione e quindi provocano le precipitazioni oppure le rendono più abbondanti.

Attualmente, riporta la CNN, il cloud seeding è utilizzato in circa 50 Paesi, ma molti climatologi rimangono scettici sull’efficacia della tecnica nonché sul tempo e gli sforzi impiegati nel tentativo di manipolare il clima. Daniel Swain, uno scienziato del clima presso l’Università della California di Los Angeles, ha inoltre evidenziato la difficoltà nel progettare esperimenti scientifici per testare l’efficienza della tecnica. “Come facciamo a sapere quante precipitazioni sarebbero cadute se le nubi non fossero state inseminate? – ha affermato Swain – . Distinguere le precipitazioni dovute all’inseminazione artificiale è un qualcosa su cui non è possibile fare esperimenti veramente controllati”.