“La sua auto puzza da morire,” Salvini autorizza i carabinieri a multarti per questo: ecco la sanzione estrema

Posto di blocco - mobilitasostenibile.it
Secondo le leggi in vigore, adesso basta un odore troppo forte in auto per venire sanzionati delle forze dell’Ordine al posto di blocco.
“La sua auto puzza da morire.” Non è solo un giudizio non richiesto, ma la frase che nessun automobilista vorrebbe sentirsi dire al posto di blocco. Il problema non è tanto il fatto che il proprietario del veicolo potrebbe offendersi, quanto che da oggi l’odore può diventare talmente forte che le stesse Forze dell’Ordine non possono rimanere indifferenti. E la legge, in tal caso, prevede più di una sanzione: anche la fine del nostro viaggio.
Può sembrare surreale, ma non lo è affatto. Oggi basta la percezione sensoriale degli agenti. In passato accadeva già con l’alito che lasciava intuire troppi bicchieri, con un passeggero che fumava prima di salire o con l’odore persistente di birra in abitacolo.
Chi si rifiutava di fare l’alcol test finiva comunque multato, trattato come positivo. Adesso il principio si allarga: l’olfatto diventa un indizio a tutti gli effetti. Anche se a emanare odore è la nostra auto.
Posto di blocco, quando il fiuto è legge
Il confine tra sospetto e prova non è mai stato così sottile. Basta un odore percepito come anomalo perché gli agenti possano andare oltre, e l’automobilista si ritrova a dover dimostrare di non avere nulla da nascondere.
Non serve un referto immediato. L’intuizione sensoriale è sufficiente per far scattare il passo successivo. Una discrezionalità che lascia spazio a episodi paradossali, dove persino un deodorante aggressivo o i resti di una cena pesante rischiano di diventare un pretesto.
Il punto, però, è che la legge ha ormai riconosciuto questa modalità di intervento. Oggi gli agenti possono fidarsi del loro fiuto, letteralmente, e usarlo come base per ulteriori verifiche.

La puzza all’interno dell’auto che può costarci cara
Al di là dell’ambiguità, l’obiettivo resta preciso: stanare chi trasporta o consuma sostanze stupefacenti. La Cassazione lo ha ribadito più volte: se in auto si avverte odore di cannabis o di altre droghe, le forze dell’ordine hanno il diritto di procedere con perquisizioni, sequestri e denunce. Non serve la prova materiale nell’immediato, basta l’odore come indizio.
Le conseguenze, come auspicabile, possono andare dal ritiro della patente al sequestro del veicolo, fino a procedimenti penali. E chi rifiuta i test, viene trattato come colpevole, con sanzioni e sospensioni pesanti.
Quindi sì, la macchina che ‘puzza’ non è più solo fastidiosa, ma diventa un segnale sufficiente a giustificare un controllo approfondito. Morale? Non è l’aria fresca a tradire l’automobilista, ma quella che resta intrappolata nell’abitacolo.