L’Europa e la sfida (persa) dell’elettrico: chiudono stabilimenti in tutto il continente | Anche in Italia persi milioni di posto di lavoro

Europa - fonte Freepik - mobilitasostenibile.it
Dopo un periodo che aveva dato grandi speranze, oggi l’industria elettrica europea sta affrontando una crisi senza precedenti.
Quelli che l’Europa sta vivendo sono anni decisivi dal fronte della mobilità. L’industria automobilistica del vecchio continente, che aveva punto con decisione sulla transizione elettrica, si trova oggi in una situazione di forte incertezza.
Che l’elettrico fatichi ancora a prendere piede in Europa non è di certo una novità. Ci sono ancora troppi ostacoli che questa tecnologia dovrà superare. Nel frattempo il continente va incontro a una scadenza cardine, ovvero quella del 2035, anno dopo il quale non sarà più possibile vendere auto a combustione termica.
La transizione elettrica impone grossi sforzi per le case automobilistiche di tutta Europa. L’incertezza che però oggi regna sovrana non rende le cose più facili. Ci troviamo in anni in cui gli stabilimenti vengono riconvertiti o costruiti per la produzione di veicoli elettrici e di batterie.
Questi stabilimenti oggi sono però in crisi. Tra il crollo della domanda e la concorrenza cinese, oltre che per i dazi americani, la situazione è difficile.
La crisi dell’industria elettrica in Europa
Uno dei casi più emblematici da questo punto di vista è quello dell’impianto Audi che si trova a Bruxelles. Rilanciato nel 2022 come fabbrica 100% carbon neutral, l’interesse per i suv premium a zero emissioni è però crollato rapidamente portando a una decisione tanto drastica quanto inevitabile. Ovvero, l’addio di circa 3.000 lavoratori, situazione simile a quella della storia sede Mimi a Oxford.
C’è poi il caso della Germania, dove la fabbrica Ford di Colonia era stata trasformata in una fabbrica elettrica per produrre i nuovi Explorer e la Capri, entrambi elettrici. Tuttavia, la produzione è già rallentata e ora si prevede un piano di ridimensionamento di quasi 3.000 posti su 10.000.

Il mercato delle batterie e la situazione in Italia
Sul fronte delle batterie elettriche c’è il caso della svedese Northvolt, che fino a qualche anno fa era considerata una delle promesse dell’industria europea. L’impianto di Skelleftea ha dovuto però chiudere. La stessa sorte è toccata allo stabilimento di Goteborg della Novo Energy, inizialmente rilevato da Volvo Truck ma ora anch’esso in fase di stallo. Nel Regno Unito, Stellantis ha chiuso lo storico stabilimento di Luton, spostando la produzione di furgoni elettrici a Ellesmere Port con un investimento da 50 milioni di sterline.
C’è poi il caso dell’Italia. Lo stabilimento di Mirafiori, una volta fiore all’occhiello di Fiat, è sempre più vuoto. La crisi degli stabilimenti Ev in Europa è un segnalo chiaro: serve rivedere urgentemente le proprie strategie per restare competitivi.