Libretto di circolazione, da oggi hai 30 giorni di tempo per aggiornarlo: se non lo fai scatta il sequestro | Lo ha appena deciso il Governo
 
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Fra 30 giorni scatta il sequestro del veicolo per chi non aggiorna il libretto di circolazione: la procedura e le indicazioni del caso.
Il Codice della Strada, ormai, non sorprende più nessuno. O quasi. Correzioni, divieti, limiti, perfino regole che sembrano uscite da un manuale di logica. L’obiettivo, in fondo, resta sempre lo stesso: una mobilità più sicura, ordinata e coerente con i tempi.
E nonostante i battibecchi, qualcosa, almeno sui numeri, sembra funzionare. Il Codice rivisto a fine 2024 ha contribuito a ridurre in modo significativo il numero degli incidenti, ma non basta. Perché accanto agli automobilisti distratti o imprudenti, ce ne sono altri che sfruttano ogni spiraglio possibile per aggirare l’Agenzia delle Entrate Riscossione, leggi e normative. A volte con consapevolezza, altre in buona fede.
Un esempio? Auto intestate a genitori per evitare il fisco, prestiti ‘temporanei’ che durano mesi, assicurazioni attivate con escamotage per pagare meno. Tutte pratiche comuni, spesso giustificate dai costi altissimi della mobilità. Ma ora, la legge ha deciso di mettere un punto. Anzi: un nome.
L’aggiornamento del libretto di circolazione
C’è chi acquista l’auto e la intesta a qualcun altro perché ha problemi con il fisco, chi sfrutta la residenza di un parente per ottenere una polizza più economica e chi, semplicemente, guida da anni la macchina del genitore pensando di essere in regola. Ma tutto, ad oggi, ha un limite. E questo limite è di 30 giorni.
Se una persona non convivente utilizza in modo continuativo un veicolo che non è intestato a suo nome, superato il mese scatterà l’obbligo di aggiornare il libretto di circolazione.
La norma, già presente da tempo ma rimasta in gran parte inosservata, torna infatti al centro dell’attenzione visti i sequestri del veicolo dovuti ad una negligenza e un posto di blocco attento.
Quindi sì, secondo l’articolo art. 94‑bis C.d.S, chi guida un’auto altrui in modo stabile deve comparire anche nei documenti. Ma non deve per forza intestare il veicolo a sé, bensì dischiararsi come conducente abituale. E qui va aperta una parentesi: non tutti devono farlo.

Chi rischia e cosa prevede la legge
Il limite dei 30 giorni non vale per i familiari conviventi, che possono continuare a utilizzare lo stesso veicolo senza bisogno di aggiornare la carta di circolazione. Ma per tutti gli altri – amici, fidanzati, parenti non residenti, colleghi – le regole cambiano.
Superato il termine, il nome del conducente deve essere inserito nel libretto come ‘utilizzatore abituale’ o contestatario del mezzo. In caso contrario, si rischia una multa salata e, nei casi più gravi, il sequestro del veicolo.
Non si tratta solo di burocrazia, ma di tracciabilità: sapere chi guida davvero un’auto serve a evitare frodi, intestazioni fittizie e coperture assicurative irregolari. Una stretta che fa discutere, certo, ma che conferma una tendenza chiara – quella di un Codice della Strada sempre più attento non solo a come guidiamo, ma anche a chi, in realtà, lo fa al posto nostro.
