Matteo Salvini ha introdotto i buoni pasto patentati: li inserisci nel sito web e mangi gratis dove ti pare

Matteo Salvini - mobilitasostenibile.it
Moltissimi conducenti quest’anno avranno diritto ai buoni pasto introdotti direttamente dal MIT: ecco cosa dobbiamo sapere al riguardo.
In questi giorni si parla di una novità firmata da Matteo Salvini che prometterebbe buoni pasto a chiunque sia in possesso di una patente di guida. Una notizia accattivante, certo, ma che ha bisogno di qualche chiarimento per non cadere nella solita confusione virale.
Come spesso accade, una mezza verità è bastata per creare una distorsione. I buoni pasto esistono davvero, ma non sono per tutti, né si attivano da soli. Esistono dei requisiti precisi e, soprattutto, va fatta una richiesta formale. Vediamo nel dettaglio cosa c’è di vero – e cosa no.
Buoni pasto sì, ma solo per alcuni patentati
La leggenda metropolitana del buono pasto inserito nel cruscotto resterà confinata nei gruppi WhatsApp. Ma qualcosa di concreto c’è, ed è persino meglio per chi rientra nei requisiti.
Parliamo di una misura fiscale pensata per tutti i lavoratori dipendenti del settore privato, con un doppio tetto di spesa: i famosi fring benefit da 1000€ per chi non ha figli e 2.000€ per chi ce li ha.
La novità vera è che questi soldi non sono solo per rimborsare bollette o benzina, ma possono anche trasformarsi in buoni pasto, spesa, trasporti, e persino aiutare con affitto o mutuo. Insomma, una piccola boccata d’ossigeno dentro la busta paga – netta, senza imposte, senza detrazioni.
Vengono molto comodi ai datori di lavoro e alle aziende proprio per l’assenza di tasse. Per questo, sono un’occasione concreta. E se gestiti bene, diventano anche uno strumento di fidelizzazione per i dipendenti: in un periodo in cui il potere d’acquisto è sempre più in affanno, un fringe benefit attivato può valere più di un aumento. Però c’è un ma, come sempre: non arrivano da soli.

I buoni pasto serve chiederli, altrimenti restano nel cassetto
Per accedere ai fring benefit – e conseguentemente ai buoni pasto – serve che il datore di lavoro li attivi, oppure che il dipendente presenti un’autocertificazione (soprattutto nel caso dei figli a carico). In molte aziende il sistema è già rodato, in altre bisogna farsi sentire.
Il consiglio, a questo punto, è quello di parlarne con il proprio datore di lavoro o con l’ufficio del personale, poiché questa alternativa, a conti fatti, converrebbe a tutti rispetto ad un vero e proprio aumento.
Quindi no, Salvini non ha inventato il buono pranzo magico per chi guida. Ma se stiamo cercando un modo per mangiare senza alleggerire il portafoglio, forse la soluzione vera non passa dalla patente – ma dalla busta paga.