Patente B, approvata la linea nera: a 70 anni dovete riconsegnarla | Lasciate ogni speranza

Patente B, addio rinnovo per gli over 70 - mobilitasostenibile.it
70 anni diventa l’età in cui il rinnovo della patente vedrà uno stop: ora le leggi in vigore mettono numerosi paletti.
Non lo si dice spesso, forse per pudore o abitudine, ma esiste un paradosso tutto italiano – e piuttosto scomodo – che riguarda il rinnovo della patente. Una sequenza di situazioni e leggi (alcune nuove ed altre datate), che delineano il destino di un conducente dopo che ha spento la 70esima candelina.
Sembra assurdo, ma ad oggi è più facile che superi il controllo un giovane con una patologia seria, ma non dichiarata, rispetto a un anziano in buona salute, magari solo con riflessi un po’ rallentati.
Perché? Il sistema funziona così: fiducia automatica nei giovani, sospetto (spesso eccessivo) verso chi ha superato i 70. Le norme attuali non fanno che confermare questa impostazione. Non è un’opinione, è un dato di fatto. Detto questo, nessuno impedisce a un 70enne di guidare. Ma i segnali – e i limiti – ci sono, eccome.
Perché rinnovare la patente dopo i 70 diventa un’impresa titanica (anche quando si sta bene
Il primo ostacolo è la riduzione del periodo di validità: dai 70 anni in poi, il rinnovo è ogni 5 anni, che diventano 2 dopo gli 80. Una stretta giustificata dal calo fisiologico dei riflessi con l’età. Fin qui, nulla da dire, anzi.
Ma i paradossi iniziano altrove. Un trentenne può rinnovare la patente con una semplice visita, anche se ha disturbi importanti mai dichiarati. Nessuno incrocia dati, nessuno va a cercare cartelle cliniche. E se ha crisi epilettiche o problemi psichiatrici? La responsabilità resta tutta sua.
Un anziano, invece, basta che presenti un tremore o un appunto sul dosaggio di un farmaco, e il medico – temendo di dover rispondere in caso di incidente – lo manda subito alla Commissione Medica Locale. In molti casi, non per vera necessità, ma per tutelarsi.

Chi rischia davvero di dire addio alla patente nel 2025
Prendiamo l’epilessia: chi ha avuto una crisi, anche singola, non può guidare per un certo periodo. Ma la segnalazione spetta al medico, che spesso – specie con i giovani – evita di procedere. Con gli anziani, invece, anche patologie leggere finiscono sotto i riflettori. E se non segnala il medico, ci pensa la Commissione.
Poi c’è la questione delle patenti professionali: dopo i 68 anni, le patenti C e D decadono d’ufficio. Non si possono più guidare né camion né autobus, nemmeno in perfetta forma. L’unica scelta è declassare alla B. Anche qui, il messaggio è il medesimo: oltre una certa età, lo Stato non vieta, ma scoraggia, nonché limita la guida.
Il risultato? Chi ha problemi seri ma non evidenti, continua a guidare indisturbato. Chi è semplicemente più anziano, pur lucido e responsabile, finisce sotto osservazione. Un sistema che più che premiare la prudenza, sembra punire a tutti gli effetti l’anagrafe.