Spostare lo stop alle auto endotermiche del 2035 è un errore: a rischio milioni di posti di lavoro

Stop auto endotermiche - fonte Pixabay - mobilitasostenibile.it
L’Europa va incontro a una data fondamentale, il 2035. Ma a rischio ci sono milioni di posti di lavoro: ecco il perché.
Oggi più che mai il tema fondamentale, quando si parla di mobilità, è quello della transizione elettrica. Si tratta di una questione che non deve essere sottovalutata e su cui è necessario investire per il futuro del nostro paese e di tutto il continente.
La data cardine per l’Europa è il 2035, anno dopo il quale la Commissione ha imposto il divieto verso i veicoli a combustione termica. Si tratta di una questione che accende un forte dibattito tra chi è favorevole e chi invece non vede di buon occhio questo stop.
Comunque la si pensi, è chiaro che la data del 2035 rappresenta un cambiamento epocale. Serve arrivarci in modo graduale, in modo da non compromettere gli sforzi fatti in materia di transizione elettrica ma anche perché non pesino sulle famiglie e sull’industria.
Sono in molti a chiedere un rinvio di questa data. Si tratta di una possibilità, anche se un recente studio condotto da Transport & Environment lancia un chiaro allarme. Rinunciare a questo obiettivo metterebbe a rischio oltre un milione di posti di lavoro nella filiera automobilistica europea.
Un milione di posti di lavoro a rischio
Secondo il rapporto, mantenere il target del 2025 e adottare politiche industriali più incisive permetterebbe al settore di tornare a produrre fino a 16,8 milioni di auto all’anno, livello massima raggiunto dopo la crisi del 2008. Sarebbe significativo anche l’impatto sul pil europeo, con un aumento dell’11% entro il 2035 rispetto ai livelli attuali.
Lo studio ha simulato un possibile scenario in cui l’UE impone l’elettrificazione delle flotte aziendali e sostiene la produzione interna di auto elettriche e batterie. In questo contesto si potrebbero creare oltre 100.000 posti di lavoro nella produzione di batterie entro il 2030 e 120.000 nel settore della ricarica entro il 2035.

Il caso Italia
A parlare e a commentare lo studio è stato Esther Marchetti, che il Clean Transport Advocacy Manager di T&E Italia. Afferma che “È un momento decisivo per l’industria automobilistica europea, poiché la competizione globale per la leadership nella produzione di auto elettriche, batterie e infrastrutture di ricarica è altissima. Il successo dell’Europa dipende dalle scelte che i suoi politici faranno oggi. Mantenere l’obiettivo zero emissioni per il 2035, insieme all’adozione di politiche industriali e di stimolo alla domanda efficaci, fornisce la stabilità necessaria per rilanciare la produzione, mantenere i livelli occupazionali e aumentare il valore economico del settore automobilistico europeo”.
Sulla situazione italiana, aggiunge: “Questo vale ancora di più per l’Italia che, insistendo sulla ‘neutralità tecnologica’, manda messaggi confusi alla sua industria, relegando il nostro paese ad essere fanalino di coda tra le grandi economie UE per investimenti in veicoli elettrici, gigafactory, catodi e raffinazione”.