“È finita, non le faremo più”: addio all’auto più amata dai poveri italiani | La casa madre l’ha già comunicato

Addio allo storico modello di automobili a basso costo - mobilitasostenibile.it
Si annuncia l’ennesima fine di un’era nel mondo dell’automotive: la nota casa automobilistica ha scelto di fermare la produzione.
C’è una frase che pesa come un addio: “Non la produciamo più”. Nessuna cerimonia, nessun annuncio in grande stile. Solo una comunicazione secca, quasi distratta, che però cambia tutto per migliaia di automobilisti italiani. Soprattutto per quelli che, prima di scegliere un’auto, guardano il prezzo con la lente d’ingrandimento e il portafoglio sempre troppo leggero.
Perché oggi, inutile girarci intorno, comprare un’auto è diventato uno sport estremo. Il listino è solo il punto di partenza. Poi arrivano le rate, l’assicurazione, il bollo, la manutenzione, i ricambi che sembrano d’oro. E se si punta sull’elettrico, anche la corrente diventa un problema. Morale? Chi risparmia, lo fa con strategia. E spesso puntava sempre sullo stesso modello.
Era l’auto dei ‘poveri’, e adesso non c’è più
Non è una questione di estetica o status symbol. Parliamo di auto pratiche, spartane, ma oneste. Di quelle che partono sempre, consumano poco e costano meno. Da anni erano le più amate da chi voleva un’auto senza finire nei guai con la banca. Essenziali, insomma, per gente concreta.
Ma oggi anche le ‘essenziali’ devono piegarsi alle regole del mercato. Dal 7 luglio è obbligatorio, per tutti i nuovi veicoli, avere i sistemi ADAS — dispositivi di assistenza alla guida: frenata automatica, avviso cambio corsia, rilevamento stanchezza. Tutto utile, certo, ma anche tutto costoso.
Una tecnologia che ha fatto lievitare i prezzi, spingendo fuori strada proprio le auto low-cost. Le utilitarie fanno fatica a reggere: strette tra normative europee e costi sempre più alti. E così, l’addio è servito.
Ma quando salta fuori la notizia che una delle low-cost più amate dagli italiani non sarà più prodotta, la reazione è sempre la stessa: incredulità, frustrazione, e qualche richiesta di spiegazione in concessionaria.

L’auto ufficialmente fuori commercio
A finire sotto i riflettori è il marchio cinese BYD, che dopo una corsa promettente ha deciso di ridurre la produzione di alcuni modelli economici. In Italia, dove i numeri crescevano ma non abbastanza, è scattata la retromarcia. Il motivo? Sempre lo stesso: margini bassi, costi di distribuzione alti, e concorrenza spietata.
Il problema è che per molti questa era l’unica alternativa reale alle city car occidentali, diventate sempre più care e sempre meno essenziali. Ora chi cercava un’auto onesta, senza troppe pretese, resta senza punti di riferimento. Perché risparmiare è bello. Ma se ti tolgono anche l’unica auto che te lo permetteva, il conto lo paga, come sempre, chi ha meno.