FIAT, individuata la “data di scadenza” dei motori più venduti | Dopo tot chilometri, sono buoni per la pensione
Fiat - mobilitasostenibile.it
Per chi guida un’auto del marchio torinese, la domanda è sempre la stessa: qual è la reale durata dei motori FIAT? Dopo quanti chilometri si può dire che un propulsore abbia dato tutto ed entri nella sua fase “di pensione”? Il tema riguarda sia chi sta valutando l’acquisto di una vettura usata, sia chi possiede da anni una citycar, una compatta o una utilitaria FIAT e vuole capire quanto ancora potrà fidarsi del proprio motore. Attorno a questo interrogativo si sono moltiplicati nel tempo racconti di proprietari, opinioni di meccanici e analisi specialistiche, che provano a individuare una sorta di soglia media di chilometraggio oltre la quale l’affidabilità comincia fisiologicamente a calare.
L’idea di una “data di scadenza” precisa è fuorviante, ma aiuta a farsi un ordine di grandezza. Incrociando dati di percorrenza, casistiche reali e valutazioni tecniche, molti indicano come riferimento una vita utile di circa 200.000–250.000 chilometri per numerosi motori FIAT, con non pochi esempi che superano anche i 300.000 km. In questi casi il ruolo decisivo non è tanto il marchio sul cofano, quanto la manutenzione: tagliandi regolari, lubrificanti corretti, sostituzione puntuale di cinghie e componenti soggetti a usura fanno la differenza tra un motore stanco a 150.000 km e uno ancora in buona salute ben oltre quota 250.000.
Affidabilità media e soglia oltre cui cresce il rischio di guasti
Quando si parla di motori FIAT più venduti, occorre distinguere tra le varie famiglie: piccoli benzina da città, propulsori turbo, affidabili diesel Multijet. La base comune, però, è che un motore trattato con cura, usato con una guida regolare e alimentato con carburante di qualità può arrivare serenamente a oltre 200.000 km prima che compaiano segnali di usura importanti. Oltre questa soglia, non significa che il motore sia finito, ma che aumenta la probabilità di dover intervenire su elementi costosi: turbina, iniettori, guarnizione di testa, problemi di compressione.
Per questo molti addetti ai lavori collocano la vera “zona rossa” tra i 250.000 e i 300.000 chilometri. È intorno a queste percorrenze che spesso i proprietari iniziano a domandarsi se convenga ancora affrontare interventi meccanici impegnativi o se sia più sensato cambiare auto. In assenza di sintomi evidenti, tuttavia, numerosi motori FIAT continuano a macinare strada ben oltre questi numeri, soprattutto se impiegati prevalentemente in percorsi extraurbani o autostradali, meno stressanti rispetto all’uso cittadino fatto di continui avvii e stop.

Quando un motore è “da pensione” e come allungarne la vita
Più del numero puro sul contachilometri, a decretare quando un motore è davvero “buono per la pensione” sono i segnali di usura: consumo d’olio elevato, fumosità allo scarico, difficoltà di avviamento a freddo, vibrazioni e rumorosità anomala. Se questi sintomi compaiono in modo marcato oltre i 200.000–250.000 km, molti proprietari scelgono di non investire in costose revisioni e danno l’addio alla vettura. Al contrario, rispettare i tagliandi, evitare tirate a freddo, controllare regolarmente liquidi e impianto di raffreddamento può spostare in avanti la soglia di “fine carriera”. In pratica, la vera data di scadenza dei motori FIAT non è scritta da nessuna parte: è il risultato di come l’auto è stata guidata e curata, giorno dopo giorno, fin dai primi chilometri.
