Auto cinesi le più inaffidabili: hanno un difetto che esce direttamente dalla fabbrica | Ti pugnalano alle spalle
Cina - fonte Freepik - mobilitasostenibile.it
Incendi improvvisi, batterie che prendono fuoco anche a veicolo fermo: sulle auto elettriche cinesi emerge un difetto “di fabbrica” che sta facendo tremare tutto il mercato.
In Cina, dove le auto elettriche cinesi dominano le vendite e guidano la rivoluzione a batteria, è esploso un dibattito che non riguarda più solo prezzo e autonomia. Il punto debole, il vero “tallone d’Achille”, è sempre più spesso lo stesso: gli incendi delle batterie, un rischio nascosto che spunta fuori a giochi fatti, quando l’auto è già uscita dalla fabbrica ed è nelle mani dei clienti.
Secondo i dati riportati dalla stampa locale, nel solo 2023 si sono registrati oltre 130 casi di auto elettriche andate a fuoco, con un aumento di circa il 30% rispetto all’anno precedente. In molti episodi si parla di vetture nuove o quasi, prodotte da grandi marchi cinesi, che all’improvviso si trasformano in torce, spesso mentre sono parcheggiate nei garage condominiali o nei sotterranei dei centri commerciali.
Batterie sotto accusa: il difetto “nascosto” che esce dalla catena di montaggio
Al centro delle preoccupazioni ci sono le batterie agli ioni di litio, cuore tecnologico ma anche componente più delicata dei veicoli elettrici. La corsa a produrre in volumi giganteschi, comprimendo costi e tempi, può lasciare margini a difetti di fabbricazione: celle imperfette, problemi di isolamento, sistemi di raffreddamento non ottimali. In condizioni normali non succede nulla, ma basta un cortocircuito interno o un surriscaldamento per innescare l’incendio.
È qui che nasce la sensazione di essere “pugnalati alle spalle”: dall’esterno l’auto è perfetta, silenziosa, moderna, spesso full optional. Ma se il difetto è strutturale e nasce in fabbrica, il proprietario non ha alcun modo di accorgersene prima. Un giorno l’auto è un affare, quello dopo può diventare un problema gravissimo per la propria sicurezza e per quella del condominio in cui è parcheggiata.

Dal boom al rischio fiducia: come reagiscono governo e costruttori
La questione è così seria che le autorità di Pechino hanno introdotto regole più severe su qualità e sicurezza delle batterie, imponendo controlli aggiuntivi e standard più rigidi per chi vuole vendere auto elettriche nel Paese. L’obiettivo è chiaro: spegnere sul nascere un incendio ancora più grande, quello della sfiducia dei consumatori, in un mercato che vale oltre 6,5 milioni di veicoli l’anno e più del 60% delle vendite globali di EV.
Nel frattempo i grandi gruppi, da BYD a NIO e gli altri colossi locali, corrono ai ripari investendo in nuovi sistemi di gestione termica, sensori più sofisticati e software capaci di monitorare ogni anomalia in tempo reale. Si parla di pacchi batteria più sicuri, di materiali meno infiammabili e di protocolli di trasparenza per informare meglio i clienti. Ma il messaggio che arriva al resto del mondo è già partito: le auto elettriche cinesi sono aggressive nei prezzi, tecnologiche, piene di schermi… però, se il difetto nasce in fabbrica e riguarda la batteria, basta un attimo perché da affare del secolo si trasformino nel peggior incubo del proprietario.
