ADDIO AUTOVELOX, non paghi più le multe e non perdi punti: “Non sono omologati” | La cassazione ha deciso

Autovelox non omologati - mobilitasostenibile.it
Torna il diverbio tra le omologazioni degli autovelox: ecco i casi in cui le sanzioni per eccesso di velocità sono nulle – e i punti al sicuro.
Se ne parla da mesi, ma ancora oggi la situazione è tutt’altro che chiara. Anzi, regna confusione. Gli autovelox – quegli strumenti che rilevano la velocità e, al tempo stesso, garantiscono ai Comuni un flusso costante di entrate – non sempre sono regolarmente omologati, come invece la legge prevede.
Ed è per questo che sì, alcune sanzioni possono essere annullate, ma solo se il cittadino interviene per tempo e nel modo corretto. Ed è qui che nasce la domanda più importante – e più trascurata: come si fa a capire se un autovelox è davvero omologato? Perché dietro a una multa apparentemente ineccepibile, potrebbe nascondersi una violazione procedurale che è giusto far emergere. E se così fosse, le conseguenze non ricadrebbero sull’automobilista, ma su chi ha installato e utilizzato quell’apparecchio senza i giusti requisiti.
La Cassazione è chiara: se manca l’omologazione, la multa è nulla
La Corte di Cassazione è tornata a esprimersi in modo netto: se l’autovelox non è omologato, la sanzione non ha valore legale. Con l’ordinanza n. 1332/2025 – che segue la linea tracciata dalle precedenti n. 10505 e 20913 – i giudici hanno confermato che tra ‘approvazione’ e ‘omologazione’ passa una differenza abissale.
L’omologazione, infatti, non si limita a una semplice autorizzazione alla messa in commercio: è un atto che certifica la piena funzionalità dello strumento e la sua affidabilità nel rilevamento delle infrazioni. Senza questo passaggio, le fotografie scattate non sono utilizzabili come prova, e le multe emesse possono essere annullate.
Stesso discorso per la decurtazione dei punti patente, che viene revocata. E non basta una circolare ministeriale – come quella del 23 gennaio 2025 – a sovvertire questo principio: la Cassazione ha ricordato che una circolare non può superare una legge, e il riferimento all’art. 142 del Codice della Strada è chiaro. In breve? Se l’apparecchio non è omologato, tutto il resto cade.

Il pasticcio dei Comuni e il rischio di valanghe di ricorsi
Il Ministero delle Infrastrutture aveva provato a risolverla con un decreto: sette articoli e un allegato tecnico per dire che gli autovelox approvati dopo il 13 giugno 2017 potevano essere considerati ‘omologati d’ufficio’. Una formula che, all’apparenza, sembrava comoda per evitare il collasso amministrativo. Ma nei fatti ha generato ancora più dubbi. Perché solo 12 modelli tra i tanti in uso rispettano davvero i criteri richiesti. E quindi? Tutti gli altri, se privi di omologazione formale, restano a rischio invalidazione.
Le multe emesse con quei dispositivi – attivi, funzionanti, ma mai ufficialmente collaudati – potrebbero essere impugnate e annullate. Un effetto domino che sta già mettendo spalle al muro i Comuni, visto la perdita che ne deriva e il numero elevato di contestazioni che stanno arrivando.
Proprio per questo motivo, il decreto è stato sospeso prima dell’entrata in vigore: troppo alto il rischio di aprire un varco legale a migliaia di ricorsi. Ma intanto, la giurisprudenza è chiara, e le sentenze cominciano ad accumularsi. Se si riceve una multa, oggi più che mai, conviene chiedere una verifica: il numero di omologazione deve esserci, ed essere valido per quello specifico modello. In caso contrario, la sanzione può essere contestata – e vinta.