Auto parcheggiata regolarmente ma multata lo stesso: conta più il cartello che il marciapiede | il caso che fa ricorso

Parcheggi (pexels)

Parcheggi (pexels)

Può sembrare assurdo, ma anche un’auto parcheggiata in modo apparentemente corretto può essere multata: in molti casi, infatti, la segnaletica verticale prevale su ciò che l’automobilista vede sull’asfalto.

Capita sempre più spesso di ricevere una multa pur avendo lasciato l’auto accanto al marciapiede, senza invadere passi carrabili o spazi evidenti di divieto. La convinzione comune è che, in assenza di strisce o di un marciapiede rialzato, la sosta sia consentita. In realtà il Codice della Strada e la giurisprudenza chiariscono che non è l’aspetto del luogo a stabilire se il parcheggio è lecito, ma la segnaletica presente.

Secondo quanto spiegato nelle guide giuridiche dedicate alle multe per sosta irregolare, molti ricorsi nascono proprio da questo equivoco. L’automobilista ritiene di aver parcheggiato correttamente, mentre per l’amministrazione comunale il divieto era chiaramente indicato da un cartello. Ed è qui che nasce il conflitto tra percezione e norma, spesso risolto a favore della segnaletica verticale.

Perché il cartello vale più del marciapiede

Nel sistema della segnaletica stradale esiste una gerarchia precisa. I cartelli verticali hanno valore prevalente rispetto alla segnaletica orizzontale e allo stato dei luoghi. Questo significa che, anche se il marciapiede è basso, interrotto o poco visibile, un cartello di divieto di sosta è sufficiente a rendere la multa valida.

Molti automobilisti si affidano all’assenza di strisce gialle o alla conformazione del bordo strada per decidere se parcheggiare. Tuttavia, se è presente un segnale verticale che vieta la sosta o la limita a determinate condizioni, questo diventa vincolante. La giurisprudenza ha più volte ribadito che il conducente ha l’obbligo di prestare attenzione ai cartelli, anche quando il contesto urbano può trarre in inganno.

Un altro aspetto spesso contestato riguarda la distanza o la visibilità del cartello. Se il segnale è regolarmente installato e non coperto o danneggiato, la multa viene generalmente considerata legittima. Il fatto che il marciapiede sembri “parcheggiabile” non è un elemento sufficiente per annullare la sanzione. Conta ciò che è prescritto, non ciò che appare logico.

Auto parcheggiata (pexels)
Auto parcheggiata (pexels)

Quando il ricorso è possibile e quando no

Non tutte le multe, però, sono inattaccabili. Il ricorso può avere fondamento se il cartello è assente, non conforme, posizionato in modo irregolare o poco visibile al momento della sosta. In questi casi, l’automobilista può dimostrare che la segnaletica non era idonea a rendere chiaro il divieto, elemento essenziale per la validità della sanzione.

Altri casi riguardano cartelli temporanei non correttamente segnalati, divieti lasciati dopo lavori conclusi o segnali in contrasto tra loro. In queste situazioni, il giudice può ritenere che l’automobilista non fosse messo nelle condizioni di comprendere il divieto. Tuttavia, quando il cartello è presente e leggibile, il margine per il ricorso si riduce drasticamente, anche se l’auto era parcheggiata “bene” secondo il senso comune.

È proprio questo il punto che sorprende molti conducenti: la regolarità del parcheggio non si valuta in base alla comodità o all’assenza di intralcio, ma esclusivamente alla normativa e alla segnaletica. Ignorare un cartello, anche in buona fede, non basta a evitare la sanzione. La legge chiede attenzione, non interpretazione personale.

Per questo motivo, prima di lasciare l’auto, è sempre fondamentale controllare i cartelli presenti lungo la strada, anche se il marciapiede sembra consentire la sosta. Una distrazione di pochi secondi può trasformarsi in una multa difficile da contestare. Nel traffico urbano, il cartello ha sempre l’ultima parola.

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