Un articolo pubblicato su questo sito, qualche tempo fa, ha tentato di dare una risposta al seguente quesito “A quale domanda di mercato, o meglio a quali bisogni, risponde l’industria automobilistica?“. Da una, seppure breve, analisi condotta si evidenziava che l’auto, nella società moderna, pare non rappresenti più una necessità, ma un prodotto di sfizio, uno strumento per apparire, un mezzo che alla funzione primaria del trasporto aggiunge quella del piacere e del lusso, da usare non solo per lavoro e spostarsi, ma anche e soprattutto per coltivare relazioni sociali e per il tempo libero.
L’industria automobilistica, che conosce gusti e tendenze della società, ha assecondato questa inclinazione, anzi l’ha innescata e incoraggiata, spingendo l’acquirente a demolizioni, spesso non dettate da necessità, a sostituzioni, con facilitazioni anche nei pagamenti, per acquisire nuovi e più prestigiosi modelli in una corsa che ha messo in crisi, talvolta, l’economia delle famiglie. Le considerazioni opinioni espresse, ben si sposano con quelle dichiarate nella puntata di Report di domenica 09 maggio dal titolo “L’AUTO PERMETTENDO” di seguito, in parte, riportate.
In Italia ci sono oltre 60 automobili ogni 100 abitanti (contro una media europea di 46 auto), questo vuol dire che “uno 0,6% di automobile non lo si nega a nessuno” e che, per ciò, il mezzo si consacra come il bene più posseduto in Italia. Un mercato, quello italiano, secondo quanto dichiarato recentemente da Marchionne, saturo di automobili, ovvero un mercato di sostituzione, che funziona solo se le automobili durano il meno possibile e si ricomprano sempre più spesso. Ma viene da chiedersi: i salari vengono remunerati abbastanza per sostenere tale sistema? La risposta è chiaramente negativa.
Un sistema, che accorcia la vita del prodotto, non può che basare la sua politica su investimenti sostenuti dall’indebitamento delle famiglie e sul sostegno dello Stato (sospesonel 2010), ovvero di tutti noi. Sostegno che negli anni passati è stato dato ad aziende quali Fiat per favorire l’occupazione, con risultati che, negli ultimi mesi, sono sotto gli occhi di tutti. La conseguenza di siffatta politica, ha portato alla rottamazione di tante autovetture, spesso ancora efficienti, che, se non svolta con tutti gli accorgimenti e le precauzioni possibili, ha recato anch’essa un grosso danno ambientale. Da sottolineare, inoltre, che per far camminare il totale dei veicoli presenti in Italia si vendono circa 40 miliardi di litri di carburante, con una percentuale di tasse superiore al 60% del prezzo finale. L’insieme delle accise e dell’IVA, rende allo Stato circa 34 miliardi all’anno, introito non indifferente se venisse a mancare. Insomma, un insieme di dati che fanno scaturire tante considerazioni, una fra tutte quella di un approccio diverso alla mobilità che passa anche dall’auto, invenzione straordinaria, ma che va ripensata in un’ottica che rispetti la sostenibilità e non solo quella ambientale.
Per un approfondimento: video della puntata di Report
Immagine tratta da: funpeak.com
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