Cassette postali piene di raccomandate: vogliono i bolli degli anni precedenti | Ecco di che colore sono

Bolli auto non pagati: come comportarsi di fronte ad una raccomandata - mobilitasostenibile.it
Gli automobilisti stanno ricevendo diverse notifiche sui bolli auto arretrati: come comportarsi astutamente e cosa evitare.
In queste settimane stanno arrivando a raffica richieste di pagamento per bolli auto dimenticati o non versati. Molti automobilisti si sono visti recapitare avvisi e cartelle: alcune spedite direttamente dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione, altre partite dalle Regioni e altre ancora firmate dall’ACI. Una pioggia di buste che spesso si somigliano, ma che non hanno tutte lo stesso peso né le stesse conseguenze.
Ed è qui che le domande si moltiplicano. Perché la verità è che c’è una bella differenza tra una busta verde e una bianca, così come tra l’ente che ce la invia. È normale chiedersi, quindi, cosa cambia davvero, quale notifica bisogna temere maggiormente e, soprattutto, come comportarsi quando arriva a casa.
Bollo auto: il significato dei colori delle buste
Partiamo da una precisazione importante. Non tutte le notifiche hanno lo stesso peso, e il colore della busta è il primo segnale da non sottovalutare. La busta verde è quella più temuta: viene usata per notificare cartelle esattoriali o atti giudiziari dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Qui i tempi sono stringenti e la richiesta va presa sul serio.
La busta bianca o avana, invece, di solito arriva come avviso bonario dalle Regioni: un sollecito che non ha lo stesso valore di una cartella, ma che serve a interrompere i termini di prescrizione.
Infine ci sono le comunicazioni ACI, spesso in buste bianche, che hanno valore informativo o di promemoria, ma non equivalgono a una vera intimazione di pagamento.
Saper riconoscere il colore e il mittente aiuta a capire subito quanto è urgente e quali sono le conseguenze. Ma una volta capito? Come dobbiamo comportarci?

Bollo auto non pagato: come comportarsi davvero
Il primo errore da evitare – anche se ci sembra di fare la mossa più furba – è ignorare la raccomandata. Va sempre ritirata e letta con attenzione. La normativa narra che il bollo si prescrive dopo tre anni, salvo che nel frattempo non sia arrivato un sollecito o un accertamento che fa ripartire i termini. Significa che, ad esempio, il bollo 2020 andava richiesto entro il 31 dicembre 2023, altrimenti non è più esigibile.
Quando entra in gioco l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, invece, di solito non si tratta più del primo sollecito, ma di una cartella esattoriale vera e propria. In quel caso significa che la Regione ti aveva già chiesto il pagamento in precedenza e i termini si sono riaperti. La prescrizione quindi resta tre anni, ma viene interrotta ogni volta che ricevi un atto formale.
Se dalla busta emerge che il bollo è già stato pagato, basta inviare le ricevute all’ufficio tributi tramite PEC o raccomandata. Se invece la richiesta riguarda annualità prescritte, è possibile presentare un’istanza di autotutela o un ricorso. In ogni caso, i 60 giorni per contestare decorrono dalla data di notifica, anche se non firmiamo la ricevuta.
Il consiglio finale? Niente panico, ma nemmeno leggerezza. Non tutte le cifre richieste sono dovute e non tutte le buste hanno lo stesso peso. A volte, dietro un timbro verde, si nasconde un debito che non esiste più.