“È l’auto di mio marito” “Problemi suoi signora, sono 1800€ di multa”: scatta anche il ritiro del mezzo | Vale solo il nome sul libretto da ora

Guidare l'auto del marito: regole e vincoli - mobilitasostenibile.it
Utilizzare l’auto senza annotare il nome sul libretto può causare una grossa sanzione e il fermo del mezzo, anche se è del proprio coniuge.
Non è strano, è piuttosto comune, ma ciò non significa che non debba essere regolamentato. Usare un’auto in famiglia è una pratica diffusa e, come accade nella maggior parte delle coppie, spesso non ci si preoccupa di chi sia legalmente il proprietario del veicolo. Eppure la legge non la pensa allo stesso modo.
Esistono diversi casi in cui non basta essere legati dal vincolo del matrimonio per poter condividere liberamente l’auto, proprio come può accadere nello scambio tra genitori e figli.
Ogni anno moltissimi automobilisti commettono lo stesso errore, fino a scoprire – spesso loro malgrado – di aver circolato illegalmente per mesi, se non addirittura per anni. E questa scoperta arriva, nella migliore delle ipotesi, a un posto di blocco o, peggio ancora, dopo un incidente.
Perché il coniuge deve annotare il proprio nome nella carta di circolazione dell’altro
La regola è chiara, anche se molti continuano a ignorarla: se si utilizza in modo stabile un’auto non intestata a proprio nome per più di 30 giorni consecutivi, senza che l’utilizzatore sia annotato sulla carta di circolazione, scatta la sanzione amministrativa.
L’importo non è affatto leggero: da 363 a 1.813€, a cui si aggiunge il ritiro della carta di circolazione (e quindi anche il mezzo deve stare conseguentemente fermo), che viene restituita solo dopo aver regolarizzato la situazione con l’annotazione corretta alla Motorizzazione.
E non importa se l’auto è del proprio coniuge, di un genitore o di un fratello. La legge parla chiaro: chi la usa stabilmente deve risultare.
Eppure non tutti sono obbligati a farlo. Esistono eccezioni precise, e distinguerle è fondamentale per evitare multe e seccature inutili. Da qui capiremo come e quando un coniuge – marito o moglie – deve procedere con l’annotazione, e in quali casi, invece, non serve affatto.

Quando è obbligatoria (e quando no) l’annotazione del coniuge sul libretto
Nella maggior parte dei casi, marito e moglie non devono preoccuparsi di nulla: se vivono nella stessa casa e hanno la stessa residenza, la legge considera automaticamente che l’uso del veicolo sia condiviso in ambito familiare. Quindi nessuna annotazione, nessuna multa e nessuna pratica da fare.
Il problema nasce quando le residenze sono diverse. Se, per esempio, il coniuge lavora in un’altra città, o mantiene una seconda casa in cui tiene stabilmente l’auto dell’altro, allora serve comunicare la cosa alla Motorizzazione Civile. In questi casi, chi utilizza l’auto per più di 30 giorni consecutivi deve risultare come ‘utilizzatore abituale’ sulla carta di circolazione.
Serve compilare il modulo TT2119, allegare un documento d’identità, la dichiarazione di disponibilità del veicolo firmata dal proprietario e versare i diritti di motorizzazione (circa 10€) più un bollo da 16€. L’annotazione viene registrata in pochi giorni e risulta ufficiale sul libretto.
Una piccola scocciatura, certo, ma molto meglio che rischiare una multa fino a 1.813 € e il ritiro temporaneo della carta di circolazione.