È lei l’auto più schifata dagli italiani: non la vuole nessuno | Un catorcio senza arte ne parte

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Da flop annunciato a icona di mercato: la storia di una vettura che continua a dividere le generazioni di automobilisti italiani.
Quando un costruttore decide di lanciare un modello di rottura, spesso la sfida inizia dal nome. Nel caso della Renault Clio, presentata nel 1990 come erede della celebre Supercinque, il cambiamento è stato doppio: non solo il debutto di una nuova utilitaria, ma anche la scelta di un nome al posto delle sigle numeriche.
L’ispirazione arrivava dalla mitologia greca, con Kleiố, la musa della celebrità. L’intenzione era quella di creare una vettura destinata a farsi notare.
I primi riscontri in Italia, però, non furono esaltanti. Lo stile tondeggiante, distante dalle linee tese della Fiat Uno e delle rivali, generò perplessità.
A ciò si aggiungevano un listino di partenza di 11.900.000 lire e dotazioni giudicate insufficienti rispetto alle aspettative del mercato nazionale, fattori che alimentarono le critiche iniziali.
La storia e la fortuna della Renault Clio nel mercato automobilistico italiano
La Clio, nonostante il telaio derivato dalla Supercinque e soluzioni tecniche consolidate come l’avantreno MacPherson e il retrotreno a barre di torsione, si proponeva con ambizioni superiori. L’obiettivo era quello di offrire una compatta in grado di competere con modelli di segmento più alto, puntando su comfort e guidabilità. Se in Italia il debutto risultò tiepido, in Europa la percezione fu diversa.
La giuria del premio “Auto dell’Anno” premiò il progetto, incoronando la Clio come vincitrice per il 1991. Una svolta che riportò Renault in cima alla classifica nove anni dopo il successo della Renault 9, confermando la validità del modello. Nonostante questo riconoscimento, su molti forum italiani è stata spesso definita un’auto piena di difetti e poco amata, segno che la reputazione tra i guidatori non è mai stata unanime.

Dalle versioni popolari ai miti da collezione: l’evoluzione della Renault Clio
La gamma motori inizialmente comprendeva il piccolo 1.1 da 48 CV, affiancato dai propulsori 1.2 e 1.4 Energy, mentre gli allestimenti erano suddivisi tra RN e RT. Con il tempo l’offerta si arricchì con varianti diesel e sportive, fino a raggiungere l’apice con la Clio Williams del 1993. Questa edizione speciale, dotata di un 2.0 da 147 CV, divenne un simbolo degli anni Novanta e resta oggi un oggetto da collezione.
Due restyling, nel 1994 e nel 1996, allungarono la vita commerciale della prima generazione, che al momento del passaggio di consegne alla Clio II, nel 1998, aveva superato i 4 milioni di unità prodotte. Eppure, nonostante i numeri e i riconoscimenti internazionali, molti automobilisti italiani hanno continuato a non preferirla, ritenendola inferiore rispetto alle concorrenti nazionali.