“Fallimento totale”: il grande brand di automotive tedesco ha dovuto mollare | Non sono riusciti a reggere il confronto

Fabbrica automotive Gerhardi Kunststofftechnik GmbH

Addio al noto brand tedesco - mobilitasostenibile.it

La transizione verso la mobilità elettrica colpisce ancora: il brand tedesco ha dovuto chiudere a causa della concorrenza.

Anche stavolta una notizia che arriva come un fulmine a ciel sereno, l’ennesima. Una di quelle che scuote nuovamente un settore che sta vivendo mesi complicatissimi, tra cali di vendite, fabbriche a rischio e strategie tutte da ripensare.

Ma stavolta non si tratta di una start-up né di una piccola realtà di provincia, bensì di un brand storico, un nome che in tanti davano per intoccabile. E invece no. La concorrenza, le sfide della transizione elettrica e la pressione della filiera globale hanno spinto questa azienda a fare un passo che nessuno avrebbe immaginato fino a pochi anni fa.

La crisi del settore dell’automotive

Dietro la parola fallimento, tanto drammatica quanto soggettiva, si nasconde una storia ben più complessa, che racconta un cambiamento epocale. Il settore dell’automotive sta affrontando la più grande rivoluzione degli ultimi decenni, travolto da regole ambientali sempre più stringenti, consumatori che frenano gli acquisti e competitor esteri più rapidi nell’adattarsi al nuovo mercato. Un mix esplosivo, che non sta risparmiando davvero nessuno.

Se da una parte si punta verso la sostenibilità, dall’altra ci sono barriere non indifferenti. Quelle barriere si chiamano costi, efficienza e diffidenza verso un sistema ancora in fase di rodaggio.

Punta Mercedes
Punta Mercedes – mobilitasostenibile.it

La storica fabbrica tedesca chiude per sempre

In Germania arriva l’ennesimo scossone a un settore già in piena trasformazione. La storica Gerhardi Kunststofftechnik GmbH — specializzata nella produzione di componenti plastici di alta gamma per marchi come Volkswagen, Mercedes e altri costruttori premium — con oltre due secoli di attività e circa 1.500 dipendenti, ha dichiarato fallimento. Un nome importante nella componentistica auto, che non è riuscito a reggere l’urto di una crisi che ormai dilaga senza distinzioni, mettendo in ginocchio anche realtà consolidate e radicate nel territorio. E Quello di Gerhardi non è un caso a sé.

Altre aziende storiche, come la Johann Vitz GmbH, hanno già alzato bandiera bianca, segno che la crisi dell’automotive non guarda in faccia nessuno. Non si salvano nemmeno i giganti. Il Gruppo Volkswagen, ad esempio, ha già chiuso tre stabilimenti e si trova costretto a rivedere completamente la strategia per far fronte alla sfida cinese. Il futuro è incerto anche per Stellantis e Renault, che provano a restare a galla in un mare sempre più agitato.

E a pagarne il prezzo più alto sono spesso i lavoratori: la chiusura di un marchio di questa portata significa mettere in discussione centinaia di famiglie, oltre a far tremare l’indotto e le piccole attività che ruotano attorno a forniture, servizi e subappalti.

Gli analisti parlano ormai di un crollo della domanda ai minimi storici e di un’intera industria costretta a rincorrere innovazioni che sembrano sempre un passo più avanti. Ma la transizione elettrica, che avrebbe dovuto spingere la crescita, si sta rivelando una corsa a ostacoli che rischia di lasciare sul campo interi pezzi di storia industriale.