“Ho solo preso un’aspirina stamattina”: patente requisita e auto sequestrata | Trattato come uno dei peggiori criminali

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Una semplice aspirina può bastare per far scattare il ritiro della patente: ecco cosa dicono gli esperti sui test antidroga sempre più severi e sui farmaci che li falsano.
Una mattina come tante, un controllo di routine, un risultato imprevisto. È quanto sarebbe accaduto a un automobilista, fermato nella periferia di una grande città italiana.
L’uomo si è visto sospendere la patente e sequestrare l’auto dopo un test antidroga positivo effettuato nell’ambito delle verifiche che si sono fatte più accurate e severe.
Incensurato e privo di precedenti, il malcapitato avrebbe dichiarato di aver assunto soltanto un’aspirina poche ore prima di mettersi alla guida dell’automobile.
Una spiegazione che, a prima vista, può sembrare improbabile. Eppure, secondo diversi esperti, non lo è affatto. Alcuni farmaci da banco, assunti quotidianamente da milioni di persone, possono alterare i risultati dei test tossicologici, portando a falsi positivi con gravi conseguenze immediate.
Farmaci da banco: quali principi attivi determinano falsi positivi ai test antidroga
Non si tratta di un’anomalia statistica. In alcune condizioni, molecole comunemente presenti in analgesici, antinfiammatori e altri medicinali possono generare reazioni chimiche tali da interferire con gli strumenti di rilevamento. L’acido acetilsalicilico, principio attivo dell’aspirina, può in rari casi influenzare i parametri rilevati.
A essere chiamati in causa sono anche ibuprofene, alcuni antibiotici, psicofarmaci e integratori. Queste sostanze, una volta metabolizzate, possono produrre marcatori simili a quelli di alcune droghe, confondendo i test rapidi effettuati sul campo. Il risultato può essere un falso positivo, che però ha conseguenze reali: ritiro della patente, sequestro del mezzo e apertura di procedimenti amministrativi, in attesa di analisi di secondo livello.

Cosa rischia chi assume un farmaco e risulta positivo al test antidroga
Gli specialisti del settore sottolineano che i test tossicologici effettuati su strada non sono infallibili e che una loro interpretazione errata può avere effetti ingiustamente punitivi. L’Istituto Superiore di Sanità ribadisce che la presenza di una sostanza nel sangue non corrisponde necessariamente a uno stato di alterazione psicofisica. In presenza di un risultato controverso, si raccomanda di procedere con verifiche di laboratorio più accurate e tenere conto della storia clinica e farmacologica dell’interessato.
Il conducente coinvolto avrebbe già avviato il ricorso, allegando referti medici e scontrini relativi all’acquisto del farmaco. Intanto, il caso riapre il dibattito su un sistema di controlli che, pur finalizzato alla sicurezza, può talvolta colpire anche chi non ha fatto nulla di sbagliato. Tra gli automobilisti italiani si sta diffondendo il fondato timore di essere multati per un comportamento necessario e abituale.