Una delle sfide più significative per il futuro delle nostre città è quella della congestione del traffico. Lo smartworking ha il potenziale adatto per rimuovere una notevole quantità di traffico dalle strade cittadine, ma, nonostante i molti potenziali benefici economici, sociali e ambientali, i tassi di adozione per il lavoro in remoto in Italia sono rimasti sempre molto bassi.
L’emergenza Coronavirus però, per molte aziende italiane, si è trasformata nel più grande esperimento di smart working mai messo in atto, lo stesso che Bloomberg ha descritto per le aziende in Cina che si sono trovate a fare ricorso allo smartworking per restare operative e produttive nonostante i milioni di lavoratori costretti alla quarantena in casa dalle misure governative per il contenimento della diffusione del Sars2-CoV–19.
Una necessità che potrebbe trasformarsi in un’opportunità anche in Italia, dove fa notizia il decreto attuativo contenuto nel DL n.6 del 23 febbraio 2020, Misure Urgenti sul Coronavirus, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale con cui si bypassano tutti gli adempimenti normativi per l’avvio del lavoro agile.
L’emergenza coronavirus ha spinto o costretto molte imprese ad adottare il lavoro in remoto nel giro di poche ore, ma le domande sono: quando tutto finirà e si tornerà alla consueta quotidianità, le aziende saranno diverse? Ci sarà un cambio radicale del nostro vivere in azienda e in società?
Negli ultimi anni le organizzazioni aziendali si sono confrontate sul futuro della comunicazione interna e sull’engagement delle persone, soprattutto a fronte di modelli organizzativi sempre più agili e alle prese con la digital transformation.
Oggi le aziende, lì dove le persone sviluppano relazioni e obiettivi comuni che costruiscono il successo dell’intero gruppo, hanno il dovere di cominciare a guardare a quello che sarà il post-Coronavirus. Ogni crisi, infatti, è anche un’opportunità di riflessione e di crescita. In questo caso potrebbe diventarlo di tipo economico, sociale e ambientale attraverso l’implementazione organizzata dello smart working.
La società di consulenza Methodos, che aiuta le imprese a mettere a punto nuovi modelli organizzativi, ha stilato un vademecum per i capi e per i lavoratori che si trovano per la prima volta a sperimentare il lavoro agile. «Per le aziende e per i dipendenti sarà un cambiamento culturale»
«Delega e fiducia sono i concetti più importanti per chi ha un ruolo dirigenziale – spiega Giuseppe Geneletti, Head Smart Working di Methodos –.Chiarire gli obiettivi, valorizzare i risultati raggiunti e responsabilizzare sono le azioni chiave per impostare un progetto di smartworking vincente. Occorre poi fare degli sforzi in più sul fronte della pianificazione e schedulare specifici momenti di confronto con le persone del team: meglio in video che con una semplice telefonata».
Per i lavoratori, invece, la sfida è riprodurre a casa la forma mentis che si assume in ufficio. I consigli di Methodos sono cinque:
Un approfondimento ad hoc lo meriterebbero i cosiddetti “meeting digitali”, ovvero chiamate e videoconferenze, di cui nei prossimi giorni si farà grande uso.
«Le tecnologie rendono le comunicazioni di una facilità impensabile rispetto a pochi anni fa, anche senza complicati apparati ma con gli strumenti che tutti hanno a casa – commenta Giuseppe Geneletti –. Non tutti però sono ancora abituati a rapportarsi in questo modo ed è necessario accogliere e coinvolgere nel modo giusto chi non usa quotidianamente questi strumenti». Ecco quindi alcuni consigli utili:
Nelle regioni più colpite dal contagio, dove si cerca di limitare al massimo gli spostamentil «questi giorni di blocco forzato potrebbero addirittura essere un acceleratore del cambiamento»: ne è convinto Alessio Vaccarezza, CEO di Methodos Italia, società di consulenza specializzata nell’accompagnare le imprese nei processi di change management assieme a Digital Attitude e Accompany, due startup focalizzate sulla digital transformation.
«Da tempo è in atto una trasformazione culturale per quanto riguarda i modelli organizzativi sul lavoro e molte realtà, soprattutto le più grandi e internazionali, sono preparate ad affrontare la situazione che stiamo vivendo – prosegue Vaccarezza –. Chi è in ritardo nell’attuare piani strutturati di smartworking dovrà mettere in campo qualche sforzo in più, ma attrezzarsi in tempi brevi è possibile e, con alcuni accorgimenti, si può evitare di perdere produttività».
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