“Me la sto facendo sotto”: con queste 5 paroline magiche addio posti di blocco | Non possono trattenerti

Posto di blocco e bisogni fisiologici - mobilitasostenibile.it
C’è un sistema, più o meno condivisibile, che permette legalmente di evitare la pressione di un posto di blocco: il caso dell’incontinenza improvvisa.
I posti di blocco, si sa, già di per sé mettono una certa tensione. Figuriamoci se in quel momento il ‘me la sto facendo sotto’ non è più una semplice paura, ma diventa un vero bisogno fisiologico.
Ed è da questo principio che si innesca un diritto alquanto contorto, che viaggia su un filo sottile tra la reale esigenza e la furbizia di qualche automobilista non proprio in regola.
Ma visto che la legge esiste, è bene conoscerla, capire quando può essere applicata e, soprattutto, quali sono i suoi limiti e le possibili conseguenze legali.
Incontinenza al posto di blocco: lo stato di necessità e i suoi confini
La legge italiana non prevede scappatoie facili ai posti di blocco: se la pattuglia ordina di fermarsi, bisogna farlo. Punto. Eppure, c’è un principio del Codice Penale – l’articolo 54, quello sullo stato di necessità – che può trasformare un bisogno fisiologico improvviso in una sorta di lasciapassare.
Questo articolo stabilisce che non è punibile chi commette un fatto altrimenti vietato per salvare sé stesso da un danno grave e immediato. Normalmente si pensa a emergenze sanitarie o a incidenti imminenti, ma in alcuni casi anche una forte urgenza fisiologica può rientrare nel concetto, soprattutto se legata a condizioni mediche documentate.
Il confine, però, è delicato: non basta dichiarare un ‘mi scappa’ per giustificare il mancato rispetto delle regole. Gli agenti hanno il diritto di verificare, e spesso, se si collabora spiegando la situazione, chiudono un occhio accelerando i controlli o indicando una soluzione pratica. Diverso il caso di chi tira dritto senza fermarsi, contando di cavarsela con la scusa dopo: qui la legge non ammette furbizie e la denuncia per mancato arresto all’alt diventa inevitabile.

Quando l’urgenza diventa davvero una difesa
Perché una necessità fisiologica venga accolta come emergenza reale, serve che sia immediata, inevitabile e non gestibile in altro modo. In pratica, dev’essere una situazione in cui trattenersi è impossibile e attendere il normale iter del posto di blocco significherebbe subire un danno fisico o di dignità. È chiaro che non si tratta di una carta da giocare con leggerezza: invocare lo stato di necessità senza un fondamento può portare a conseguenze legali più pesanti della contravvenzione stessa.
In alcune sentenze, i giudici hanno riconosciuto la giustificazione solo quando l’urgenza era dimostrata da patologie certificate o da circostanze davvero eccezionali. Al contrario, quando la scusa è stata usata per coprire infrazioni ben più gravi, non ha retto. Morale: sì, l’urgenza fisiologica può essere considerata un’emergenza personale, ma solo se reale, trasparente e immediatamente comunicata agli agenti. Altrimenti, dal ‘me la sto facendo sotto’ si passa dritti al ‘mi sto scavando la fossa’ legale.