Il nuovo Super-Ministero servirebbe quindi a portare avanti un vero e proprio programma ambientale, climatico e sociale di governo.
Come viene definito il nuovo ministero dalla stampa, dalla politica e dall’opinione pubblica italiana.
Secondo ilpost.it “potrebbe unire gli attuali ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico, oppure potrebbe potenziare il ministero dell’Ambiente, con nuove competenze in politica energetica e con maggiori fondi a disposizione. Compresi quelli previsti per la transizione ecologica nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, cioè il programma di spesa dei fondi del Recovery Fund.”
Secondo il sito di beppegrillo.it “Un Super-Ministero per la transizione ecologica è la coordinazione per trasformare la società – non solo dell’economia. E’ uno strumento fondamentale, come ci sembrarono fondamentali i primi ministeri dell’ambiente negli anni ’70. Qualcuno allora faceva ironie. Ma oggi il ministero dell’ambiente lo hanno tutti gli Stati.”
Secondo ilgiorno.it “Il nuovo ministero avrà il compito di gestire una buona fetta dei 209 miliardi di euro del recovery fund. I soldi dell’Europa saranno infatti in gran parte destinati alle politiche per l’innovazione e la sostenibilità dello sviluppo. Accorperebbe il Mit (ministero delle infrastrutture e dei trasporti) e Mise (ministero dello sviluppo economico).”
Secondo repubblica.it potrebbe seguire il modello spagnolo dove esiste già e dove “le sue competenze vanno dalla lotta al cambiamento climatico alla prevenzione delle contaminazioni, dalla protezione del patrimonio naturale, della biodiversità, dei boschi, del mare, dell’acqua a un modello produttivo e sociale più ecologico. Per arrivare a una serie di competenze che riguardano demografia e spopolamento dei territori.
Secondo punto-informatico.it “dovrà incarnarsi in un tessuto connettivo tra molte entità, poiché sul piatto avrà temi di grandissimo impatto e fortissima importanza. Questi sono soltanto alcuni: le politiche energetiche del Paese, da orientare verso le fonti rinnovabili; la mobilità, da ripensare sul modello elettrico; i consumi, da veicolare sul fronte della decarbonizzazione; i modelli sociali e del lavoro, da ripensare anche in ottica di emissioni e tutela del clima; smaterializzazione e digitalizzazione, portando avanti le politiche di digital transformation già avviate; dar corpo ad un vero modello di economia circolare, coordinando normative ed incentivi al fine di trasformare in obblighi di legge quelle che oggi sono best practice ed innescare così dinamiche virtuose destinate in prospettiva ad autoalimentarsi.”
Secondo wired.it “il ministero avrebbe potere decisionale sugli oltre 70 miliardi previsti dal Recovery Plan in tema ambientale, per rafforzare l’economia circolare, la mobilità sostenibile, l’innovazione industriale, la riconversione energetica, l’agroecologia e la protezione delle aree di interesse naturale, cioè le principali voci di spesa richieste da Bruxelles a chi riceverà i fondi europei. Il nuovo dicastero sarà quindi trasversale allo sviluppo economico e forse anche ai trasporti e alle politiche energetiche, seguendo i modelli già attivi in altri paesi europei.”
Secondo il Ministro Sergio Costa si tratta del completamento del lavoro già avviato nel 2018 dall’attuale Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare “per essere determinanti nella più grande sfida del Pianeta: la lotta ai cambiamenti climatici”.
L’attuale Ministero dell’Ambiente prevede tra l’altro un Dipartimento per la transizione ecologica e gli investimenti verdi (DiTEI) articolato nei seguenti quattro uffici di livello dirigenziale:
Sul sito minambiente.it la missione del Dipartimento è descritta così: “Il Dipartimento esercita le competenze in materia di: politiche per la transizione ecologica e l’economia circolare e la gestione integrata del ciclo dei rifiuti; strategie nazionali di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici; mobilità sostenibile; azioni internazionali per il contrasto dei cambiamenti climatici, efficienza energetica, energie rinnovabili, qualità dell’aria, politiche di sviluppo sostenibile a livello nazionale e internazionale, qualità ambientale”.
S.L.
info@mobilitasostenibile.it
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