Nuova tassa automobilistica, 150€ ogni 2 anni solo per poter circolare: trattati come maiali da macellare | Vogliono prendersi tutti i nostri soldi

La nuova tassa automobilistica - mobilitasostenibile.it
Quest’anno moltissimi automobilisti si ritroveranno a dover pagare una tassa biennale se vorranno continuare a circolare su strada.
La patente è un documento importante, e proprio per questo non si limita a certificare il rispetto delle regole stradali: comporta anche il rispetto delle leggi e il pagamento delle spese che ne derivano. Che poi, non sempre si tratta di tasse – almeno non nel senso stretto del termine.
C’è la revisione, per esempio, che pur essendo obbligatoria serve a garantire che il veicolo sia idoneo a circolare. E poi le imposte, il carburante, e sì, anche le multe. Tutto già noto, tutto già messo in conto. Se non fosse che, di punto in bianco, ci si ritrova a fare i conti con qualcosa di diverso. Una situazione che mette in crisi il buon senso – e, diciamolo, anche quella diffusa abitudine tutta italiana di aggirare le regole.
Perché sì, questo sistema si può anche aggirare. Ma sarebbe come scappare da un servizio solo perché ci chiedono di pagarlo. Eppure è così: c’è chi paga, e c’è chi dovrà farlo per forza, sostenendo ogni due anni un costo di 150€.
La tassa automobilistica 2.0 con cadenza biennale
Non si tratta di un’imposta sul lusso né di una tassa occulta: è una spesa sanitaria obbligatoria che si ripresenta ogni due anni, per chi ha ricevuto una diagnosi. Anche se la malattia è sotto controllo da anni. Anche se non ci sono crisi da tempo. Anche se la persona conduce una vita del tutto normale.
Anche se si è presentata una sola crisi di epilessia, per continuare a guidare non basta dimostrarlo al proprio medico, ma serve passare ogni volta dalla Commissione Medica Locale. Visite specialistiche, esami aggiornati, certificati neurologici, versamenti PagoPA, marche da bollo, e spesso anche test diagnostici come EEG o risonanze.
Tutto rigorosamente a carico del paziente. E se i tempi della sanità pubblica sono troppo lunghi, si finisce dal privato. Il risultato? Anche 150€ o più ogni due anni, solo per confermare una situazione clinica già nota. Per questo molti non dicono, omettono, mettendo così a rischio la propria vita e quella degli altri.

Come funziona il rinnovo
In Italia vige una legge: è il paziente a dover comunicare la patologia, o altrimenti il medico di base, seppur non sia obbligato a farlo. Qualora venga fatto, la revisione della patente tramite Commissione Medica Locale è obbligatoria in caso di patologie neurologiche certificate, come l’epilessia. Ma i costi e la frequenza del rinnovo cambiano in base alla gravità e alla ricorrenza delle crisi.
Chi ha avuto un solo episodio isolato può ottenere una validità fino a cinque anni. Ma sono eccezioni. Nella maggior parte dei casi, soprattutto se si è in terapia, si parla di uno o due anni al massimo. E ogni volta si riparte da zero: visite, certificati, pagamenti.
Non sorprende che molti scelgano di non dichiararlo. Perché farlo significa affrontare burocrazia, attese e spese. Che dire, le conseguenze e i rischi del caso sono pressocché ovvi.