Nuova tassa settimanale automobilisti, costretti a pagare 48€ solo per circolare: Giorgia Meloni ha già firmato il decreto

Nuova tassa auto - mobilitasostenibile.it
A partire da quest’anno milioni di automobilisti si ritroveranno a pagare una nuova tassa del valore di quasi 50€: da dove nasce e a chi sarà riservata.
Non tutte le nuove spese per i cittadini si chiamano tasse. Alcune si chiamano aumenti, altre accise. E attorno a queste ultime ruota tutto, specialmente quei 50€ in più che gli automobilisti si troveranno a pagare, senza che nessuno abbia davvero spiegato loro perché.
Niente avvisi, niente lettere a casa. Il decreto è già stato firmato, il meccanismo è già in moto. E se da un lato il governo continua a ripetere che non intende mettere le mani nelle tasche degli italiani, dall’altro la realtà racconta una storia diversa, quella di un’Italia che ha bisogno di entrate, anche nella mobilità.
D’altro canto, chi ogni settimana chi usa l’auto per lavorare o per spostarsi dovrà fare i conti con questo nuovo costo fisso. Per fortuna non tutti, ma non sono pochi coloro che dovranno mettere mano al portafoglio.
Perché gli automobilisti dovranno pagare 48€ in più l’anno
La misura è già operativa, dal momento che il governo ha firmato il decreto che prevede un riallineamento graduale delle accise su benzina e gasolio, in coerenza con gli impegni europei per ridurre i cosiddetti “sussidi ambientalmente dannosi”.
In parole povere, l’accisa sul gasolio è stata aumentata di 1,5 centesimi di euro al litro, mentre quella sulla benzina è stata ridotta dello stesso importo. Una differenza che può sembrare marginale nell’immediato, ma che diventa significativa nel tempo. Per capirlo basta prendere la calcolatrice in mano e fare due calcoli.
Per un automobilista che consuma mediamente 60 litri di carburante a settimana, l’effetto netto sarà di circa 48€ all’anno in più se utilizza un veicolo diesel, o di un risparmio equivalente per chi utilizza benzina. Il tutto in un contesto di prezzi dei carburanti già altalenanti, che rendono di fatto più difficile percepire l’impatto diretto di questa nuova rimodulazione. Ma per quale motivo è stato voluto questo? Il motivo, girandoci intorno, è sempre lo stesso.

Perché è stata introdotta questa rimodulazione
Il provvedimento nasce dalla necessità di armonizzare la fiscalità dei carburanti in vista della transizione energetica, come previsto dal piano europeo REPowerEU. In Italia, infatti, il gasolio godeva ancora di un’accisa inferiore rispetto alla benzina, considerata ormai una distorsione rispetto agli obiettivi ambientali.
L’aumento dell’accisa sul diesel dovrebbe contribuire, nelle intenzioni del governo, a finanziare il trasporto pubblico locale e a coprire parte dei costi legati alla transizione verde. Tuttavia, per chi utilizza quotidianamente l’auto, la misura si traduce in un aumento concreto della spesa annuale, che potrebbe incidere soprattutto sui lavoratori pendolari e su chi utilizza veicoli commerciali. Il risultato? Chi utilizza ancora il Diesel riceverà l’ennesima batosta. Cosa cambia? Questa volta è camuffata da aggiustamento fiscale ma, di fatto, finirà per pesare nelle tasche di molti automobilisti indipendentemente dal nome che gli vogliamo attribuire.