Patente, le cuffiette non sono mai state legali | Se ti beccano ti denunciano seduta stante
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All’esame della patente l’auricolare non è un “aiutino”, è un reato: chi viene sorpreso con le cuffiette rischia la denuncia seduta stante, altro che semplice bocciatura.
La scena si ripete da nord a sud: candidato seduto davanti al tablet dei quiz, cappuccio tirato su, mano che va spesso all’orecchio. Poi il controllo, l’auricolare scoperto e l’intervento delle forze dell’ordine. In un caso recente, un 37enne si è presentato alla motorizzazione con un auricolare nascosto sotto il cappuccio della felpa per farsi suggerire le risposte, venendo bloccato e denunciato per tentata truffa dopo il sequestro delle cuffiette.
Non è un episodio isolato: micro-auricolari, telefoni occultati, perfino dispositivi incollati sotto la suola delle scarpe o dentro i vestiti. Negli ultimi mesi le questure e la polizia locale hanno raccontato una sequenza di casi fotocopia, tutti finiti allo stesso modo: esame annullato, materiale sequestrato e denuncia alla Procura. Segno che le cuffiette all’esame di teoria non sono mai state “tollerate”, ma sempre considerate a tutti gli effetti strumenti per truffare lo Stato.
Cosa dice davvero la legge: non perdi solo l’esame, ma ti porti dietro un fascicolo
Dietro il “trucchetto” dell’auricolare nascosto non c’è solo furbizia da bocciare con un 0/30. Per la Polizia di Stato si tratta di un uso di artifici per ottenere un atto pubblico: la patente di guida. In un caso recente, la Questura di Monza e della Brianza ha denunciato un candidato sorpreso con auricolare e smartphone nascosti, contestandogli falsità materiale e ideologica in atto pubblico e l’uso di mezzi fraudolenti per conseguire un titolo abilitativo.
Tradotto: non stai “solo copiando”, stai tentando di far risultare vero un esame che non hai sostenuto correttamente. È per questo che, una volta smascherato il sistema di comunicazione, scatta la denuncia penale in aggiunta all’esclusione dalla prova. E non basta uscire dall’aula: in più di un caso è stato necessario addirittura l’intervento del 118 o di personale sanitario per estrarre micro-auricolari infilati troppo in profondità nell’orecchio.

Dalle cuffiette al casellario: perché “provare” non conviene mai
L’idea che “tanto lo fanno tutti” è la bugia più pericolosa. I controlli alla motorizzazione si sono fatti sempre più serrati: metal detector, verifiche visive, invito a lasciare telefoni e oggetti personali fuori dall’aula, personale di vigilanza addestrato a riconoscere anche i movimenti sospetti. Ogni volta che viene scoperto un candidato con auricolare o telecamera nascosta, gli inquirenti sequestrano il kit, cercano eventuali complici e segnalano il caso alla magistratura.
Il bilancio, per chi ci prova, è sempre lo stesso: esame annullato, tempi per la patente che si allungano e, soprattutto, una denuncia che può finire nel casellario giudiziale e riemergere al momento di un concorso, di un lavoro o di altri titoli abilitativi. Altro che “scorciatoia” per evitare di studiare: le cuffiette all’esame non sono mai state legali e oggi più che mai chi viene beccato viene denunciato seduta stante. E a quel punto la domanda non è più se conosci i quiz della patente, ma se avevi davvero capito a cosa stavi andando incontro.
