Toyota: la filosofia Kaizen, ovvero, l'accumulazione di piccoli miglioramenti punto debole nell'era dei complessi sistemi elettronici?

“Negli ultimi decenni la Toyota si è costruita un nome negli Stati Uniti, mettendosi al servizio dei suoi clienti e facendo ciò che il Governo Americano voleva.” Ora, la sua più grande forza, la prassi Toyota di “accumulare piccoli miglioramenti” o filosofia “kaizen”, si è rivelata essere, secondo quanto sostiene Kenichi Ohmae, in un interessante articolo pubblicato sul New York Times, una debolezza in un’epoca di complessi strumenti elettronici.

Molte aziende automobilistiche nel passato, incluse Ford e GM, hanno avuto problemi di richiami come la Toyota. Basta tornare indietro al 1965, e pensare all’avvocato Ralph Nader che, col suo libro “Unsafe at any speed” (Insicura ad ogni velocità), gettò le basi del movimento Usa per la difesa dei consumatori. Il suo saggio era un pesantissimo atto d’accusa contro le tre grandi case automobilistiche di Detroit, colpevoli, secondo Nader, di produrre auto che tenevano in scarsa, o nulla, considerazione la sicurezza degli occupanti. Il libro focalizzava l’attenzione sulla Chevrolet Corvair, grande berlina della Gm contraddistinta da una “tenuta di strada meno che approssimativa.”

“Oggi, comunque, con la programmazione elettronica delle macchine, molti dei problemi emergenti, come il sistema di frenaggio della Prius, sono di nuova natura. I richiami, infatti, derivano da problemi d’ingegneria e se potranno essere corretti riaggiustando la programmazione sulle auto richiamate, allora la Toyota se la caverà velocemente.”

“Ma quello a cui noi assistiamo – continua Kenichi Ohmae – può essere un problema più profondo relativo all’unità di controllo del mezzo nel complesso. In una comune Toyota, vi sono circa 24 mila input e output, con 70 computer chip che processano le informazioni e le inviano agli altri chip per eseguire le unità di controllo del motore.” E’ un sistema molto complesso, che può generare problemi complessi, considerando il fatto che il 60% di una moderna automobile è elettrico.

Quello che si nota in Toyota è che “questa nuova complessità elettronica ha distrutto il famoso concetto di kaizen” – l’accumulo di piccole migliorie – che ha reso Toyota un brand di qualità nel mondo. “La compagnia ha così tanto perfezionato la pratica del kaizen, dal basso fino alla linea di assemblaggio, che ha perso di vista l’immagine globale di come l’intero mezzo elettronico funzioni. La colpa del brand giapponese è che, piuttosto di rivedere la sicurezza generale dell’unità operativa del mezzo, l’attenzione si è focalizzata sulla diagnostica della funzione di molte migliaia di pezzi di un mezzo elettronico.”

Insomma, si perde la visione generale e di come le parti interagiscono tra di loro. Quello che manca è il fattore umano, ovvero, una “singola persona che abbia una conoscenza complessiva dei dettagli del motore e di come essi interagiscono”.

Un articolo che genera tante riflessioni e pareri contrastanti, che stanno trovando spazio in queste ore nel gruppo Linkedin “Kaizen (Continuous Improvement) Experts“, dove esperti e non del settore, stanno rispondendo alla domanda posta dal sottoscritto: “Has the Toyota Way of ‘accumulation of small improvements,’ or ‘kaizen’ philosophy turned out to be a weakness in the age of complex electronic engines?”

Immagine tratta da: despair.com

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