Lo rileva il Centro studi Avvenia – gruppo Terna – attraverso l’elaborazione degli ultimi dati Enit (Agenzia nazionale del Turismo), con l’obiettivo di studiare la propensione italiana nei confronti di un turismo responsabile e dalla ridotta carbon footprint (ovvero la capacità inquinante individuata nelle emissione di CO2).
«L’industria turistica si sta concentrando molto sulla sostenibilità, e lo dimostra ulteriormente il primato di strutture ricettive con certificazione ‘ecolabel’ sul nostro territorio: l’Italia è al primo posto in Europa con 156 hotel che rispettano l’ambiente attraverso azioni virtuose come l’utilizzo di energia rinnovabile e altre pratiche di efficienza energetica volte alla riduzione degli sprechi di elettricità e acqua. Segue la Francia con 92 hotel, al terzo posto la Spagna con 53 strutture certificate. Il primato dei campeggi con approccio ecologico, invece, spetta alla Francia con 23 strutture, seguono l’Italia con 22 e l’Austria con 11».
«Ci siamo chiesti – aggiungono gli analisti di Avvenia – quale potesse essere l’esempio più virtuoso di attività a basso impatto nell’esperienza italiana. Una interessante tesi del Politecnico di Milano ha quantificato, ad esempio, il grado di sostenibilità di una attività collegata al turismo religioso: il Cammino di Santiago. Gli italiani, innanzitutto, sono la seconda popolazione al mondo con il maggior numero di pellegrini: soltanto nel 2015 un esercito di 22.151 persone ha affrontato il percorso che porta alla tomba di San Giacomo in Spagna. Si tratta di persone che, secondo lo studio, nel 94% dei casi sono pienamente consapevoli di come il Cammino sia a tutti gli effetti una vacanza sostenibile. Si è calcolato, inoltre, che un pellegrino italiano emetta 580kg di CO2, una risposta certamente virtuosa rispetto al peso del turismo globalizzato.
La rivista scientifica Nature Climate Change – spiega Avvenia – a tal proposito ha dedicato un ampio articolo (‘The carbon footprint of global tourism’, ndr) stimando emissioni generate dal turismo mondiale su una platea di 160 nazioni, considerandone ogni aspetto della filiera, laddove trasporti, food e shopping rappresentano i fattori certamente di maggior impatto. Tra il 2009 ed il 2013 le emissioni sono passate da 3,9 a 4,5 gigatonnellate di CO2 equivalente, con un incremento del 15%. Crescita quattro volte superiore al previsto, a rappresentare l’8% delle emissioni globali di gas serra. Le nazioni più ricche sono anche quelle che maggiormente determinano inquinamento ‘da turismo’, e trattandosi del comparto con maggiore crescita al mondo (+4%), esso sarà destinato a contribuire in maniera forte alle emissioni nocive nel prossimo futuro».
Concludono gli analisti di Avvenia: «Appare evidente come, a fronte di un vero e proprio boom del turismo su base mondiale, la risposta del turismo sostenibile possa essere la strada da intraprendere per controbilanciare l’enorme quantità di emissioni e l’Italia, anche grazie alle imprese turistiche certificate, sta certamente giocando un ruolo di primo piano».
Redazione
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