UFFICIALE GIORGIA MELONI, 200€ al mese solo per avere un’auto: li devi pagare oltre al bollo | È una tassa già attiva

Giorgia Meloni

(credit: By © European Union, 2025, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=129920365) - mobilitasostenibile.it

Molti italiani hanno iniziato a chiedersi perché, all’improvviso, l’auto personale costi di più: è spuntata una voce che pesa 200€ al mese. 

Non è fantasia, né un errore burocratico: è la nuova realtà che sta toccando migliaia di persone. Il problema è che in molti non ne conoscevano l’esistenza, e ora si ritrovano a pagare una cifra fissa ogni mese, anche senza aver commesso infrazioni o cambiato mezzo. Qualcuno l’ha già ribattezzata ‘la tassa fantasma dell’auto’, perché arriva puntuale, ma non si capisce da dove.

Eppure la normativa è già in vigore, ufficialmente riconosciuta. Non si tratta di bollo o revisione, e nemmeno di un aumento assicurativo. È un’imposizione che colpisce moltissimi automobilisti, anche se nessuno lo aveva detto chiaramente.

Per capire come funziona – e soprattutto perché – bisogna andare a leggere cosa prevede il TUIR, il Testo Unico delle Imposte sui Redditi. Ed è lì che si trova la risposta a questo misterioso balzello.

La tassa sull’auto che non dipende dal bollo

Tutto parte da una logica che, sulla carta, sembra anche giusta: chi utilizza un’auto non solo per motivi di lavoro, ma anche per comodità personale, deve contribuire in modo diverso. Un principio che, nelle intenzioni, serve a distinguere chi usa un veicolo come strumento di lavoro da chi lo trasforma in un vantaggio personale. Ma nella pratica, per molti, si traduce banalmente in una trattenuta mensile che arriva anche a 200€.

Si parla di una tassa ‘nascosta’ perché compare in busta paga o nel conteggio dei redditi, e non tutti capiscono subito da dove provenga. L’importo varia in base al tipo di vettura, al suo livello di emissioni e – soprattutto – al fatto che venga utilizzata anche fuori dall’orario di lavoro. Un concetto che, a prima vista, sembra vago, ma che il Fisco interpreta in modo molto preciso. E i numeri, purtroppo, parlano chiaro.

Macchina giocattolo schiacciata da un batticarne con scritto "taxes"
La tassa dell’auto per uso personale – mobilitasostenibile.it

Non è un errore: è il fringe benefit aziendale

Ecco il punto. La ‘tassa’ di cui tanti parlano non è altro che il valore del fringe benefit aziendale, cioè il vantaggio economico legato all’uso privato di un’auto concessa dall’azienda. In parole povere: se si guida la macchina dell’azienda anche fuori dal lavoro, quel beneficio viene considerato reddito imponibile. E quindi tassato, proprio come se fosse uno stipendio in più.

Il calcolo è stabilito dall’articolo 51 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi: si parte dal costo chilometrico ACI, si moltiplica per 15.000 km annui e si applica una percentuale (dal 25% al 60%) in base alle emissioni del veicolo. Così si arriva a un valore medio di circa 180–200€ al mese, che molti stanno già vedendo comparire tra le trattenute.

La misura è attiva e perfettamente legale. Non riguarda tutti, ma solo chi dispone di un’auto aziendale a uso promiscuo – cioè lavoro e vita privata insieme. Il problema? Pochi ne erano consapevoli, e ora il costo si fa sentire. Perché, in fondo, un’auto data in comodato sembra un privilegio… finché non scopri che la paghi ogni mese, e pure con le tasse sopra.